Roma, uccise in metro con un ombrello, sì ai servizi sociali per Doina Matei: ma non dovrà usare Facebook

Roma, uccise in metro con un ombrello, sì ai servizi sociali per Doina Matei: ma non dovrà usare Facebook
2 Minuti di Lettura
Giovedì 26 Gennaio 2017, 07:34 - Ultimo aggiornamento: 27 Gennaio, 07:58

Il Tribunale di Sorveglianza di Venezia ha concesso l'assegnazione in prova ai servizi sociali per Doina Matei, la donna che nel 2007 uccise con un'ombrellata in un occhio Vanessa Russo, dopo una lite in metropolitana alla Stazione Termini. Lo conferma il difensore della romena, l'avvocato Nino Marazzita. I giudici hanno posto tuttavia dei limiti alla liberazione dell'immigrata. «Non frequenterà, neanche sotto falsa identità, social forum, avvalendosi di qualunque mezzo tecnologico che consenta tale frequenza». Questa una delle prescrizioni previste nella concessione di affidamento in prova ai servizi sociali. La donna nell'aprile scorso si era vista sospendere il regime di semilibertà dopo che aveva postato su Facebook alcune foto in cui era sorridente al mare, circostanza che aveva suscitato l'indignazione dei familiari della vittima e polemiche. Il Tribunale riconfermò poi lo stato di semilibertà alla donna, ritenendo l'errore commesso non così grave da «incidere in profondità nel processo rieducativo in corso».
La donna lavorerà presso una cooperativa sociale di Venezia e dovrà fissare la propria dimora nel capoluogo veneto è avrà l'obbligo di non mutarla se non previa autorizzazione del magistrato di sorveglianza. Potrà uscire dall'abitazione dalle 6 alle 22 e non potrà allontanarsi dalla provincia né viaggiare all'estero. Tra le prescrizioni anche il divieto di abuso di alcolici e l'uso di stupefacenti. Se ci saranno violazioni delle prescrizioni, lo stato di semilibertà potrà essere sospeso e poi revocata anche con effetto retroattivo.

«Le è stato restituito, seppure in ritardo, quello che le doveva essere restituito prima», cioè la libertà, sia pure limitata da prescrizioni piuttosto severe, compreso il divieto di frequentare i social network. Così l'avvocato Nino Marazzita commenta l'affidamento ai servizi sociali concesso alla sua assistita. Il legale sottolinea come, considerando i vari casi di omicidio preterintenzionale, la Matei sia tra i condannati che hanno subito una carcerazione più lunga. Secondo il difensore, la giovane donna, romena, ha «scontato il clima forcaiolo e anti-straniero» che si respirava al momento della sentenza. La romena, al momento del delitto, faceva la prostituta sulla Tiburtina.