Roma, fuga da Rebibbia, il giallo delle telecamere: la notte dell'evasione il sistema di sorveglianza era fuori uso

Roma, fuga da Rebibbia, il giallo delle telecamere: la notte dell'evasione il sistema di sorveglianza era fuori uso
di Michela Allegri
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Giovedì 3 Novembre 2016, 08:44 - Ultimo aggiornamento: 4 Novembre, 08:45

Una fuga rocambolesca passata totalmente inosservata. Nei filmati del sistema di sicurezza del carcere di Rebibbia, non ci sono fotogrammi che ritraggono i tre detenuti albanesi evasi nella notte tra mercoledì e giovedì scorso. Quando i reclusi hanno segato le sbarre della loro cella e si sono calati di sotto usando delle lenzuola annodate, le telecamere di sorveglianza erano guaste, fuori uso. Non funzionavano nemmeno lungo il muro di cinta, nel punto in cui i fuggiaschi hanno scavalcato la recinzione senza fare scattare l'allarme e sono usciti in strada, dove probabilmente un complice li aspettava in auto, pronto a portarli lontano.
Ora, la pm Nadia Plastina, titolare del fascicolo, dovrà stabilire se si sia trattato di un guasto temporaneo, o se invece il black out del sistema facesse parte di un piano organizzato nei minimi dettagli. Uno dei sospetti è che i tre siano stati aiutati nel colpo dall'interno della casa circondariale. Un'ipotesi già presa in considerazione nei mesi scorsi dalla pm Silvia Sereni, che indagava su un'altra evasione fotocopia, avvenuta con le stesse modalità. Catalin Ciobanu e Mihai Florin Diaconescu, romeni, erano scappati il 14 febbraio segando le sbarre di un locale adibito a magazzino. Il primo si era costituito dopo pochi giorni ai carabinieri della compagnia di Tivoli. Il secondo, invece, era stato rintracciato dagli inquirenti in un campo nomadi. In quel caso la Procura aveva contestato agli indagati anche la corruzione del personale di polizia penitenziaria, ma non erano emerse prove sufficienti per sostenere l'accusa a processo. Non è tutto. Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria aveva effettuato un'indagine interna per scovare tutte le falle nel sistema di sicurezza della prigione. Ne era scaturita una relazione dettagliata, che ora verrà acquisita agli atti dell'inchiesta della pm Plastina. Gli inquirenti vogliono infatti verificare se le irregolarità riscontrate in febbraio siano state sanate. Cosa che sembra poco probabile, visto che, pochi giorni fa, i tre stranieri sono riusciti, indisturbati, a mettere in scena un nuovo colpo da film. Erano le 3,15 di notte, quando le sentinelle hanno scambiato un cumulo di cartoni e bottiglie per tre figure umane accucciate nelle brande della cella. Ci sono volute tre ore prima che venisse dato l'allarme. Le ricerche sono scattate dopo le 6. L'allerta è massima: gli evasi sono pericolosi. Basho Tesi, 35 anni, stava scontando l'ergastolo per un duplice omicidio. Ilir Pere e Mikel Hasanbelli, invece, erano stati condannati per droga e sfruttamento della prostituzione. Uno dei punti da chiarire è come abbiano fatto i detenuti a procurarsi la lima per segare le sbarre e il materiale per realizzare le sagome che hanno ingannato gli agenti di guardia. Gli identikit dei tre sono stati forniti a tutte le forze dell'ordine, comprese la Polizia di frontiera e la Polfer.

LE RICERCHE
A dirigere le ricerche, il Nucleo investigativo della polizia penitenziaria. Nel frattempo, gli inquirenti hanno ascoltato i parenti dei fuggiaschi. Nessuno ha fornito indicazioni utili. Anzi, tutti avrebbero dato versioni evasive. Nei giorni scorsi la pista più promettente portava verso il Nord, dove gli indagati potrebbero essersi riparati in attesa di attraversare il confine. I controlli nelle zone di frontiera restano serrati. Così come quelli nelle stazioni ferroviarie e degli autobus diretti all'estero. Occhi puntati anche sui campi rom, dove i tre potrebbero essersi nascosti. Nell'ultima settimana ci sono state decine di segnalazioni ai centralini del 112. Gli investigatori hanno verificato ogni comunicazione e hanno ricostruito l'ipotetico tragitto seguito dai fuggitivi che, per il momento, restano a piede libero.