Baby squillo, sconto di pena per Ieni: otto mesi in meno di carcere all'Appello

Baby squillo, sconto di pena per Ieni: otto mesi in meno di carcere all'Appello
di Adelaide Pierucci
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Venerdì 11 Settembre 2015, 06:12 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 12:07
La linea dura dell'accusa ha tenuto anche in appello. I giudici di secondo grado hanno concesso solo lievi sconti di pena e solo per tre dei personaggi chiave del caso baby squillo. Mirko Ieni, il "dominus" del giro di prostituzione minorile nel cuore della Roma bene, affittuario dell'alcova in viale Parioli dove due liceali di quattordici e quindici anni ricevevano clienti da lui procacciati, è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione. Appena otto mesi in meno di quelli che aveva avuto in primo grado.



Pena a sei anni confermata, invece, per la mamma di Agnese (il nome è di fantasia, ndr), la liceale più giovane finita sotto accusa per non aver impedito, per tornaconto personale, gli incontri della figlia. «Credevo spacciasse», si era giustificata. Confermati anche i sette anni di carcere per Nunzio Pizzacalla, il sottufficiale degli alpini che ha suggerito il tariffario all'altra baby squillo, Angela, all'epoca dei fatti quindicenne. I tre, che non hanno mai avuto contatti tra di loro, erano tutti accusati di sfruttamento della prostituzione minorile. I giudici della terza sezione di appello, sempre ieri, hanno ridotto di due anni (da 6 a 4) la condanna per Riccardo Sbarra, il commercialista assistito dall'avvocato Giosuè Naso, che rispondeva di prostituzione minorile e pedopornografia.



Alleggerita di un anno anche la condanna per Michael De Quattro, un cliente che aveva provato a taglieggiare una delle due ragazze: ora dovrà scontare tre anni. Confermato l'anno di carcere (pena sospesa) per altri due clienti, Francesco Ferraro e Gianluca Sammarone.



LE REAZIONI

Soddisfatte le parti civili, meno gli imputati. Il padre di Mirko Ieni, dopo l'udienza, è sbottato: «In Italia condannano a dieci anni per gli omicidi. E mio figlio non ha ammazzato nessuno, non è un mostro». Il sostituto procuratore generale Mario Remus aveva chiesto la conferma di tutte le condanne: «Era palese che le ragazze fossero minorenni, nonostante il look. E loro, gli imputati, lo sapevano». Anche le due ragazzine, Agnese e Angela, in affidamento in case-famiglia dove si trovano tuttora, erano consapevoli di quello che facevano (e che ritenevano necessario per poter girare in taxi e comprare abiti firmati), trovandosi così nelle mani - secondo il pg - «di questo mondo di profittatori» che hanno sfruttato «il loro diritto di crescere in modo sano». Restano in attesa di giudizio altri sessanta clienti. Tra questi l'ufficiale della Finanza Mauro Floriani, marito di Alessandra Mussolini e, secondo la ricostruzione della pm Cristiana Macchiusi e del procuratore aggiunto Maria Monteleone, anche cliente di una delle due studentesse.