Dalla Sicilia, alla Campania, Lazio e perfino la Liguria: la vespa Orientalis è in netta espansione. L’insetto tanto aggressivo quanto velenoso è arrivato in diverse città ( la maggior parte portuali, ndr) nidificando addirittura nelle campagne con seri rischi per l’apicoltura. E diventando, a tutti gli effetti, una vera e propria emergenza nazionale. Lo scenario, poi, è quasi sempre il medesimo: i proprietari, al rientro dalle vacanze, tirano su la serranda e la colonia - particolarmente minacciosa - è pronta per uscire dall’avvolgibile e invadere l’appartamento. Con il rischio di un vero e proprio agguato di massa per gli abitanti stessi.
Cosa è successo
Come è accaduto, diversi giorni, in una casa, al quarto piano di un palazzo nel quartiere San Saba.
I fatti
Non solo Monteverde, dove un anno fa scoppiò il caso Orientalis e dove, ancora oggi, sono stati localizzati ben sei nidi ( solamente in unica via, ndr). L’allarme, questa volta, arriva da un’altra zona di Roma: in una casa, al quarto piano di una palazzina, a San Saba, un gruppetto di Orientalis aveva intimorito una donna e sua mamma di 87 anni. Le immagini girate dall’esperto Lunerti documentano l'efferatezza delle vespe. Quel picchiettio fastidioso che proveniva all’esterno della finestra non lasciava spazio ad alcun dubbio: il nido degli insetti era stato - casualmente - rotto e quegli imenotteri avrebbero certamente devastato l’intera abitazione colpendo anche entrambe le donne. Le ( almeno) 700 vespe avevano costruito il favo posizionandolo sulla ruota che avvolge la serranda. «Ho dovuto interrompere per qualche minuto l’intervento di messa in sicurezza - dice l’etologo Lunerti - poiché erano particolarmente virulente. Gli insetti - prosegue ancora l’esperto - sono stati tutti neutralizzati mentre il nido era oramai disfatto in tanti piccoli pezzi». L’emergenza Orientalis, quindi, continua ad essere ancora uno scoglio difficile da arginare. Complici le temperature torride ancora persistenti in diverse zone d’Italia. «Solo nella giornata di ieri abbiamo ricevuto 30 telefonate. Sono, qualche volta, chiamate di conforto. Altre, invece, di interventi - urgenti - per rimuovere i nidi», osserva l’etologo.
I consigli dell’esperto
L’episodio si è verificato lo scorso venerdì nella provincia di Rieti: un uomo, nel tentativo di bruciare un nido di calabroni all'interno della canna fumaria del camino della propria casa, ha acceso il fuoco restando "vittima" delle fiamme. Nessuna conseguenza grave, ma solo una lieve bruciatura al volto che ha richiesto l’immediato intervento del personale del 118 per le cure. «Le azioni “ fai da te” sono le più temibili - premette l’etologo - perché, oltre a comportare danni per la salute dell’uomo, non risolvono affatto il problema. Le vespe troveranno un’altra via per entrare nelle abitazioni».