E nel palazzo senatorio è caccia al traditore: chi sarà il prossimo?

E nel palazzo senatorio è caccia al traditore: chi sarà il prossimo?
di Mario Ajello
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Sabato 3 Settembre 2016, 07:45
Non è avvelenato il caffè che alcuni consiglieri comunali grillini stanno bevendo al bar del Campidoglio. Nessuno ha messo il cianuro nella tazzina del collega che, nel tutti contro tutti dentro le viscere del movimento 5 stelle, assume spesso le fattezze del nemico interno. Con in tasca non una pozione letale o un coltello ma un dossier da usare - Raggio Magico contro gli altri e viceversa - nella resa dei conti. Gli innumerevoli scrittori per lo più anglosassoni, dediti da da sempre al grand guignol sugli intrighi e sugli scandali nei palazzi vaticani, potrebbero trovare quassù nel palazzo del Campidoglio al tempo della trasparenza grillina subito invasa dalle penombre e dalle ombre, dalle macchinazioni e dalle paure, il set giusto dove spostare le loro storie.
Serpeggiano i papelli contro Raffaele Marra, l'inamovibile (ma fino a quando?) e odiato uomo forte della sindaca, dove si mettono in dubbio i suoi titoli professionali e si ripercorrono velenosamente le gesta negative e le capriole politiche e così altri dossier riguardano il sodale suo e della Raggi, Salvatore Romeo, capo della segretaria di Virginia. Quello che, negli anfratti del palazzo senatorio, come una sorta di Rasputin viene considerato. Non che spaventi i portieri o gli inservienti del Campidoglio, che sono abituati a tutto e non si sconvolgono in questo clima da basso impero: «Loro passano - dicono rivolti ai grillini d'ogni fazione - mentre noi sempre qui resteremo». E comunque, Rasputin - che plagiò la zarina Alessandra di Russia - alla fine fu avvelenato nel palazzo dei Romanov. Romeo e chiunque altro, e almeno questa è una consolazione, questo rischio non lo corrono affatto.
Nella faida delle carte contundenti, la fazione Virginia si difende facendo girare insinuazioni e malignità contro Alessandro Solidoro, che s'è appena dimesso polemicamente da amministratore delegato dell'Ama, dove si possono leggere storie del tipo: stava su quella poltrona non per merito ma solo perché ai tempi fu compagno di università di Minenna. Tutti vorrebbero processare tutti - questo del resto è un tic primordiale dei grillini - e se un assessore viene visto parlare con un giornalista ci sarà qualcuno dietro l'angolo pronto a riferirlo al Cerchio Magico della Raggi: tizio o caio sta tradendo. E le liste di proscrizione si allungano. Ci finirà dentro perfino Marra? Lui sta blindato e inaccessibile ai più, ma chi riesce a intravederlo sussurra: «I veri traditori saranno quelli come lui. Quando vedranno che Virginia non ha più chance, cominceranno a guardarsi intorno, per vedere a chi offrirsi». L'ombra di Iago - ma questo non è grande teatro elisabettiano - si aggira insomma in tante fattezze spesso inventate e supposte e chissà chi sarà capace di fare alla Raggi ciò che riuscì al personaggio scespiriano: destituire il luogotenente Cassio dalla sua carica.

OFFERTE
Partono di nascosto telefonate a qualche cronista amico cui viene offerto di tutto: vuoi un papello su Daniele Frongia (vice-sindaco super-virgineo) o su Paolo Ferrara (capogruppo 5 stelle non allineato al Raggio Magico)? E come lo vuoi: di tipo small, medium, large o XXL? C'è la sorella di Marcello De Vito, presidente pentastellato dell'aula Giulio Cesare, nemico storico del tandem Raggi-Frongia e secondo alcuni oggetto di dossieraggio interno nella passata consiliatura, che di fronte a questo clima hard ha postato su Facebook contro i nemici del fratello: «Sono senza parole». Ma le parole le ha trovate, oltre che per descrivere la Raggi come una donna manipolata dai marpioni che ha scelto, anche per attaccare Frongia: «Si circonda di amichetti di merende». E visto che il grand guignol diventa più succulento quando in mezzo ci sono parenti e familiari anche ex, rispunta il marito separato della Raggi e affila le armi via social Alessandro Severini: «Bisogna fare quadrato, gli squali sono in agguato».
Sembra di stare, in versione minuscola e tragicomica, in uno di quei polpettoni sulle congiure e il sangue (in questo caso metaforico) ai tempi dell'antica Roma. Anche se Cesare fu accoltellato nella curia di Pompeo e non in Campidoglio, che nell'Urbe era centro sacrale, e non politico, con il tempio di Giove, Giunone e Minerva. Spiega però Giuseppe Zecchini, professore di storia romana all'università Cattolica di Milano il cui ultimo libro è «Storia della storiografia romana» (Laterza): «Nell'età imperiale esisteva un Consilium Principis, istituito prima ma formalizzato sempre di più a partire da Adriano, che può essere considerato, giocando un po' con la storia, come una sorta di gabinetto della Raggi. Anche quello, come questo ma tutto a un livello infinitamente più alto dal punto di vista professionale e politico, ribolliva di inimicizie e di veleni». Per non dire di Cesare. «Aveva la sua cancelleria - incalza Zecchini - popolata da amici che in certi casi erano anche finti amici e nemici. Ma loro, al contrario di Marra o di Romeo, governavano il mondo e lo sapevano fare sennò il potere di Roma non sarebbe durato così a lungo».
 
AGGUATI
Intanto mentre si fa sera il palazzo senatorio tende a svuotarsi. Meglio mettersi in salvo in tempo da qualcuno che, acquattato dietro l'angolo, con l'aiuto dell'oscurità, può tendere il piede per fare - da pentastellato a pentastellato - lo sgambetto all'avversario. Tra gli assessori in subbuglio ci si chiede: «Qual è il vero rapporto politico che unisce la Raggi a Marra? Perché non lo ha ancora scaricato? Lo sta per fare?». E in questo sbandamento generale, ecco comparire all'orizzonte Flavia Marzano, assessore all'Innovazione che forse va via: «Come mi sento? Se vi crollasse il palazzo addosso, come vi sentireste?». I consiglieri e gli assessori fanno le loro riunioni, ma spesso le registrano: per evitare che le parole possano essere manipolate dal vicino di posto, da compagno di cordata in via di tradimento o dalla spia che le va a riferire alla sindaca distorcendole. I consiglieri, a parte i rari pretoriani di Virginia come Stefàno, o tramano o stanno a guardare o si abbattono: «Va tutto male». Accade che le correnti (politiche) diventano spifferi (di odio) e lo streaming - in questa casa degli spiriti che non è la «casa di vetro» promessa dai 5 stelle ai romani - va letto più che altro come stream: cioè scia, la scia del vogliamoci male. Nella quale la vittima più importante, naturalmente, è Roma.