PORTOGHESI
La novità, che da qualche giorno aleggiava nell’aria, è come una freccia al cuore per l’assessore Guido Improta che aveva annunciato i tagli e nuovi investimenti che dovrebbero consentire all’azienda di evitare il fallimento, visto che nell’ultimo bilancio (per il passivo accumulato) è stata disposta la ricapitalizzazione. Proprio il sindaco, Ignazio Marino, in mattinata a Radio Radio aveva annunciato, inoltre, altre novità per Atac, come «il biglietto notturno» per la movida, «un controllore anti portoghesi da affiancare all’autista sulle linee più a rischio», la «salita sui bus da Termini e altri capolinea in periferia solo dalle porte anteriori» per fermare gli scrocconi del ticket. Promesse oscurate dalla dichiarazione di guerra di Roma Tpl, arginata con un secco comunicato del Campidoglio: «Roma Capitale garantirà le risorse necessarie ad Atac per scongiurare il blocco del trasporto pubblico. Nel contempo investiremo la Procura della Repubblica delle valutazioni di competenza».
IL LODO «TEVERE»
Tutto nasce con il lodo arbitrale chiesto da Tevere Tpl sul bando di 400 milioni (dal 2005 al 2009), per adeguamento delle tariffe e per la proroga del contratto fino a tutto il 2009. L’anno successivo il collegio dà ragione a Tevere Tpl e stabilisce il pagamento di 110 milioni. Atac fa ricorso, ma il Comune decide di transare e offre 65 milioni. Il conto viene inserito a bilancio. Ma l’assessore dell’epoca, Antonello Aurigemma, blocca il piano e chiede un parere all’avvocatura. Alemanno perde le elezioni, arriva Marino. La causa piomba sulle spalle del nuovo ad, Danilo Broggi, con una sentenza della Corte d’appello: Atac deve pagare 94 milioni. Le ultime evoluzioni giudiziarie culminano con le nuove direttive: prima la richiesta di pignoramento, cui il Comune fa subito opposizione con l’udienza fissata per il 25 novembre. Al lodo arbitrale che ha dato luogo alla controversia, invece, è stato presentato da Atac ricorso per Cassazione. Ieri la nuova tegola con il congelamento dei conti.
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