Calenda: «Sì al termovalorizzatore, da M5S posizioni deliranti»

Il leader di Azione rilancia: «Lo chiede l’Ue. Occorrono impianti anche nel Centro-Sud»

Calenda: «Sì al termovalorizzatore, da M5S posizioni deliranti»
di Francesco Malfetano
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Domenica 22 Maggio 2022, 00:41 - Ultimo aggiornamento: 21:02

«Rilancio: un termovalorizzatore non serve solo a Roma per evitare di continuare a fare buche in cui svuotare i cassonetti. Nel Centro Sud, dal Lazio in giù insomma, ce ne vorrebbero almeno 12». Sulla questione rifiuti Carlo Calenda gioca al rialzo. E anche in una giornata da quasi 30 gradi, sorpreso subito dopo «il più classico degli “abbiocchi” da sabato pomeriggio», non si fa cogliere alla sprovvista. «Quella dei no a tutto è una posizione delirante. Non c’è neanche da discuterne». Il discorso cade immediatamente sui 5S: «Li ho definiti fin dall’inizio il male dell’Italia. Non penso di essermi sbagliato» dice il leader di Azione. E poi aggiunge: «L’Italia è il Paese delle rivoluzioni incompiute. Da quella liberale al “prima gli italiani” fino ai “Vaffa” di Beppe Grillo, sono fallite tutte. Cosa ci resta? Il sovranismo e il populismo. È ora di accantonarli e ripartire dalla serietà».

Onorevole Calenda, pare che ci siamo quasi, lo scontro sul termovalorizzatore di Roma è a un passo. I 5S hanno pronto un emendamento al dl Aiuti per bloccarlo e minacciano la crisi. Che ne dice?
«La loro è una posizione delirante. Tutte le grandi città hanno bisogno di un termovalorizzatore. L’ha spiegato pure il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans, forse il più “verde” di tutti i Verdi. Non c’è neanche da discuterne più, Roma non può continuare a scavare buche per svuotarci i cassonetti. E peraltro vorrei far notare che senza un impianto la Capitale aumenta anche le sue emissioni perché siamo costretti a spedire i rifiuti al Nord con il risultato che non solo paghiamo lo smaltimento a tonnellata ma emettiamo anche anidride carbonica per il trasporto. Il tutto senza produrre energia elettrica. È evidente che è la soluzione giusta, e sono felice che il sindaco Gualtieri mi sia venuto dietro. Anzi, spero che ora lo facciano anche altri. Stando ai parametri europei che prevedono una quota di rifiuti riciclati pari al 65-70%, nel Centro-Sud ne servirebbero dodici».
Questo è solo l’ultimo episodio però. Lei è diventato un po’ il volto degli anti-5S. Conte non deve starle sta troppo simpatico.
«Fin dall’inizio li ho definiti il male dell’Italia perché provano a far passare il messaggio che non esistono diritti senza doveri. E poi con i loro “no a tutto” hanno smontato la strategia energetica nazionale che avevo fatto da ministro. E sa una cosa? Prevedeva anche la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del gas, con due navi di rigassificazione. Oggi saremmo in un’altra situazione. Il partito del “no” non può governare. Gli manca totalmente questo tipo di cultura. Fanno dell’opportunismo elettorale la loro bussola. E quindi Conte dimessi i panni istituzionali di premier è diventato Di Battista con la pochette».
Il Pd invece? Letta ha parlato di apertura a nuove alleanze e riforma elettorale, pur senza mettere in discussione i 5S. Che ne pensa? 
«Resteranno insieme e questo determinerà il fatto che l’alleanza di sinistra, non sarà in grado di governare l’Italia.

Il Paese ha bisogno di tutte quelle cose a cui i 5S non darebbero mai il loro assenso: non solo i rigassificatori o i termovalorizzatori, ma anche la revisione del reddito di cittadinanza e gli investimenti nelle imprese. E questa è anche la ragione per cui non potrei mai accordarmi con loro. La politica ha un senso se risolve i problemi».


E se dovesse scaricarli dopo le amministrative?
«Continueranno ad essere alleati perché la politica italiana è plasmata da questa legge elettorale che di fatto premia il populismo. Infatti ora ci ritroviamo con due poli che si scontrano e poi si trovano d’accordo su cose impensabili. A partire dalla politica estera: è incredibile che Salvini, Conte e Berlusconi siano sulla stessa linea. Il loro unico motore di consenso è stare l’uno contro l’altro. Non sono capaci a costruire».
Ha parlato di Berlusconi. Ha seguito la convention di Napoli? Ieri c’era anche Ron Moss. 
«L’ho detto, le posizioni di Berlusconi sono addirittura più pro-Putin di Salvini. Più in generale io credo che nel centrodestra ci sia una grande confusione. Ad esempio sul catasto, non riescono proprio a pensare che ci sono cittadini onesti che invece hanno interesse che un milione e duecentomila case fantasma paghino le tasse. La loro è solo una riedizione del populismo. In tutta evidenza i cittadini seri - di centrodestra come di centrosinistra - non si sentono rappresentati».
Nel 2023 li rappresenterà lei?
«Farò quello che ho fatto a Roma. Qui ho preso il 20%, prendendo voti da una parte all’altra, perché ho parlato di temi con pragmatismo e non ho urlato contro i comunisti o contro i fascisti. L’Italia è il Paese delle rivoluzioni incompiute. Da quella liberale al “prima gli italiani” fino ai “Vaffa” di Beppe Grillo, sono fallite tutte. Cosa ci resta? Il sovranismo e il populismo. È ora di accantonarli e ripartire dalla serietà»
Usa parole dure contro Fi, però Gelmini - che pare in rotta di collisione con il Cavaliere - lei l’ha quasi corteggiata.
«Corteggiata no. Ho solo detto che purtroppo né Gelmini, né Carfagna, né Brunetta si muoveranno da lì. Sono leali, ci mancherebbe, ma servirebbe il coraggio di non inseguire i grillini o la linea folle sovranista che riemerge anche in Berlusconi. Bisogna chiudere una stagione e aprirne un’altra. Io con Gelmini non ho parlato ma quello che dico, per usare un vecchio motto, è “persone serie di tutto il mondo unitevi”».
Chi raccoglierà l’eredità di Draghi? Sarà un macigno. 
«Noi lavoreremo per avere Draghi dopo Draghi. L’anno prossimo avremo un’inflazione altissima e rischiamo la recessione. La Bce farà una politica monetaria più restrittiva e avremo situazione economica difficilissima, oltre a quella internazionale. Né destra né sinistra saranno in grado di fare un governo all’altezza. Quindi l’unica soluzione è andare avanti con Draghi con quei partiti dimostrati consapevoli della situazione. Dipenderà dal risultato di Azione/+Europa, se saremo forti ce la faremo».
 

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