Il centro storico di Amatrice è solo il simbolo. Anche altri Comuni, travolti dal terremoto del 24 agosto del 2016, sono in una simile condizione. I soldi ci sono. Miliardi di euro messi a disposizione dallo Stato. La ricostruzione, però, è al palo. Il motivo pare quasi assurdo. Ma così è: i privati si rivolgono agli stessi tecnici per la presentazione dei progetti di ricostruzione. Questi ultimi, oberati di lavoro, non smaltiscono le pratiche. Vanno a rilento. È il classico collo dell’imbuto. La macchina così si inceppa e i cantieri procedono a passo di lumaca. Amatrice, appunto, ne è la perfetta rappresentazione. Nel suo centro storico, raso al suolo dal sisma, non è stato edificato niente. Oggi appare come un’enorme spianata, un immenso campo da calcio in terra battuta.
Tuttavia non è questa l’unica difficoltà. È indispensabile definire gli spazi, con i relativi confini, delle vecchie palazzine, delle case abbattute. In modo tale da rispettare le originarie proprietà. Un lavoro meticoloso che, ancora, non è stato portato a termine e che contribuisce a ingolfare la macchina della ricostruzione.
LA CRITICA
Di fronte a questo scenario, ieri, il commissario straordinario alla ricostruzione Giovanni Legnini, ha alzato il tono della voce. Chi l’ha visto, durante gli incontri con i rappresentanti del Comune, della Regione Lazio, dell’Ufficio speciale per la ricostruzione e i tecnici, parla di un Legnini infuriato. «Adesso basta. Tutta l’Italia guarda il centro storico di Amatrice - riporta chi ha assistito alla sfuriata - Il governo ha messo a disposizione le risorse. Voglio vedere i risultati. La macchina della ricostruzione non può bloccarsi a causa dei tecnici privati».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il primo cittadino di Amatrice. «È vero - sottolinea Giorgio Cortellesi - questo è un problema reale.
PERIMETRO DEI PALAZZI
C’è poi il terzo problema indicato anche dallo stesso primo cittadino. «C’è una difformità tra la situazione reale e la pianta catastale. Ad Amatrice - sottolinea Cortellesi - non ci sono nel centro storico le impronte a terra dei fabbricati». «Quindi è stato affidato, da poco, ad una società di scavi il compito di ritrovare le fondazioni, che sono state ricoperte dopo il sisma, al fine di definire i perimetri originali delle abitazioni. Poi si potrà procedere alla progettazione definitiva. I rilievi sono partiti un po’ a rilento anche a causa delle nevicate». È quest’ultimo un compito, la cui cabina di regia, è in capo allo stesso Comune.
Ma se il centro storico di Amatrice rappresenta l’esempio in negativo di una ricostruzione che non va spedita, tutt’intorno i cantieri vanno relativamente rapidi. Infatti, non lontano dal cuore del Paese, sono stati consegnati nei giorni scorsi due condomini con 86 appartamenti.
Inoltre, se si amplia la prospettiva, in tutto sono 6.800 i cantieri aperti nelle quattro regioni travolte dal sisma del 2016 per un valore di due miliardi di euro. Insomma il cuore di Amatrice non si può considerare, ad oggi, un modello per la ricostruzione. In altre località si sta lavorando decisamente meglio. L’obiettivo, adesso, è superare il problema dei pochi tecnici privati e far partire i lavori. Il 24 agosto del 2022 saranno passati sei anni dal sisma che ha distrutto tutto.
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