Da qui la decisione del calcio di portare a termine le stagioni dei campionati professionistici: «Ripartire è stato un grandissimo successo, una vittoria, una battaglia vinta. Siamo stati l'unico sport di squadra ad aver portato a termine tutti i campionati professionistici, abbiamo avuto il coraggio di rischiare».
Il tema però è anche quello della ripartenza: «A condurci dovrà essere sempre lo stesso senso di responsabilità - ha detto Gravina-, e dovremo farlo per un periodo più lungo rispetto a quello che ci ha portati verso la conclusione dei campionati. In questi mesi però abbiamo capito che i protocolli adottati hanno funzionato».
Se nella scorsa stagione si sono portati a compimento i campionati professionistici, si va verso la ripartenza del mondo dei dilettanti: «Abbiamo circa un milione e trecentomila tesserati, chiaramente è difficile far vivere i dilettanti
in una specie di 'bolla' come fatto con i professionisti. Per questo contiamo sul senso di responsabilità dei dirigenti e dei ragazzi stessi. Noi saremo molto vigili sul fronte dell'applicazione delle regole».
Gravina ha poi parlato della eventuale riaprertura degli stadi: «Triste vederli senza il cuore pulsante, il tifo. Ma in questo momento il Governo deve avere la priorità di riaprire le scuole, poi penseremo al calcio. Sono sicuro che se questo percorso andrà bene, piano piano le maglie delle restrizioni si allenteranno. Spero che quello che è accaduto ci insegni a dare più peso ai reali valori della vita».
Proprio in apertura Gravina ha confessato che per lui, quella di oggi, non è la prima volta a Rieti, visto che «è stata spesso la casa della Nazionale Under 21».
Al termine dell'intervento sul palco la consegna del premio Rieti Sport Festival da parte del Prefetto Giuseppina Reggiani ed il libro con la storia di Rieti della Fondazione Varrone.
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