L'ex tesoriere, insieme al suo cliente, ha rispettato diligentemente la fila allo sportello dell'ufficio dibattimento, quindi ha atteso il rilascio di alcune copie degli atti, in vista del processo che sarà celebrato davanti al giudice monocratico. Terminate le operazioni, Lusi e il suo cliente si sono allontanati dirigendosi al bar.
Ma i destini, almeno quelli giudiziari dell'ex senatore abruzzese, sembrano proprio intrecciarsi con Rieti. A decidere della sua sorte, in momenti molto importanti, sono stati infatti due magistrati che nel tribunale sabino hanno prestato servizio per molti anni. Il primo, quello che ne chiese e ottenne l'arresto nel 2012, fu il procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna (morto nel 2013), che a Rieti ricoprì a lungo l'incarico di giudice istruttore e, poi, di giudice del tribunale nonchè di presidente del collegio giudicante, prima di approdare a piazzale Clodio.
Il secondo è Stefano Cardinali, il giudice della terza sezione del tribunale civile di Roma che ha decretato illegittima l'epurazione dell'ex tesoriere dal Partito democratico, in quanto espulso senza che fosse a conoscenza degli addebiti sui quali si fondava la sanzione, ordinandone il reintegro. Cardinali, a Rieti, è stato impegnato nel civile e ha composto il collegio penale del tribunale negli anni della Tangentopoli sabina. Corsi e ricorsi storici per Lusi, personaggio oggi alla ricerca di una nuova identità professionale.
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