Rieti, Convegno pastorale:
il talento di Mogol
per i giovani della Diocesi

Convegno Pastorale
di Alessandra Lancia
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Domenica 10 Settembre 2017, 08:39 - Ultimo aggiornamento: 13:15
RIETI - «Non era un genio, Lucio Battisti, ma aveva un grandissimo talento. Com'è diventato l'artista che tutti ricordiamo? Assorbendo la cultura di tutti i più grandi artisti del mondo: era un'enciclopedia. Si era arricchito del loro sapere e lo ridonava. E' così che è arrivato al livello che conosciamo. Niente si crea dal nulla, serve la cultura, serve coltivare il talento».

LA TESTIMONIANZA
Parole di Mogol (al secolo Giulio Rapetti), quasi sussurrate alle centinaia di persone che lo ascoltano nella grande sala convegni del centro pastorale di Contigliano, nel giorno dell'ascolto dei giovani. Il racconto del giovane Battista è fugace ma profondo: «Io e lui ci siamo trovati subito, lui con la sua ricerca verticale, io orizzontale. Gli dicevo: quando scavi sei capace di arrivare al centro della terra, io invece mi muovevo di qua e di là».
Ma su tutto Mogol mette il talento, «quello sì un regalo del Signore che non possiamo sprecare. Ma bisogna spiegare ai ragazzi che va coltivato. E all'inizio si incontrano le difficoltà più terribili. E' come se si avesse un muro davanti da scalare. Ma quando si riesce si capisce che non ci sono limiti alla creatività, e il muro diventa discesa, il talento passione».
Mogol saluta e se ne va, lo aspettano a Poggio Bustone, che in serata ricorda Battisti con un concerto a 19 anni dalla morte. Peccato che in sala di giovani se ne incrociano pochini. Eppure la loro voce, in qualche maniera, arriva alla chiesa reatina riunita a convegno alla vigilia della ripartenza delle attività pastorali. Arriva con i video, realizzati dal gruppo della Pastorale giovanile.

QUESTIONARIO NELLE SCUOLE
E soprattutto arriva con le risposte al questionario che l'Ufficio scuola della Diocesi ha realizzato raccogliendo 2500 testi utili tra altrettanti ragazzi dai 14 ai 18 anni nelle scuole superiori della città. «E' nella vita quotidiana che la Chiesa manca, questo ci dicono i ragazzi spiega Simona Santoro, che dell'ufficio è la direttrice - Vogliono un dialogo e che sia incisivo per il loro vissuto».
A scorrere le risposte è come viaggiare sulle montagne russe: 96% di battezzati e comunicati, 80% di cresimati ma solo il 25% fa vita di parrocchia, solo il 16% va quasi sempre a messa. Messa che d'altronde il 46% trova noiosa, il 26% difficile. Un miracolo quel 26% di ragazzi che la giudica addirittura avvincente. Ma quello che è davvero un peccato è che più della metà di questi ragazzi (il 63%) prende mai in mano il vangelo. Fatale poi che i più di Gesù apprezzino la bontà. Il giudizio sulla chiesa, sui sacerdoti e sulla parrocchia è sulla sufficienza: si rimprovera l'incoerenza, talvolta la lontananza. Ma il 64% di questi ragazzi dice di essere in ricerca: se solo qualcuno gli andasse incontro. Oggi si ricomincia per l'ultimo degli incontri, voce del verbo cambiare. Alle 16 viene presentato il progetto "Valle del primo presepe", che si snoderà da ottobre a gennaio, e a seguire l'intervento del vescovo Pompili che traccerà la linea. Chi può seguirà.
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