In campo il Rieti di oggi, sugli spalti quello di ieri: Francesco Punzi e Michele Mangiapelo

Francesco Punzi e Michele Mangiapelo
di Marco Ferroni
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Mercoledì 14 Aprile 2021, 18:42

RIETI - Al fascino dello "Scopigno" è difficile resistere e quando il calendario lo consente, in tanti tra gli addetti ai lavori della Capitale o della vicina Umbria, si affacciano sugli spalti dello stadio reatino. Oggi, mercoledì 14 aprile, ad assistere al pirotecnico derby laziale tra Rieti e Atletico Fiuggi (3-3), c'erano due vecchie conoscenze del calcio a tinte amarantoceleste, entrambe accomunate a periodi felici.

Porta blindata

Dal sottopassaggio dello "Scopigno" durante il riscaldamento delle due squadre, ecco spuntare l'indimenticato Michele Mangiapelo, oggi preparatore dei portieri dell'Atletico Fiuggi, che nella stagione 2004/2005 difese la porta del Rieti che l'8 maggio 2005 conquistò una storica promozione in serie C2. «Erano 15 anni che non mettevo piede su questo campo - ricorda Mangiapelo mentre si appresta a salutare Raffaele Battisti e Riccardo Curci - e debbo ammettere che è sempre un'emozione. A Rieti mi legano dei bei ricordi, quell'anno vincemmo un campionato incredibile, rimontando nel girone di ritorno tutte quelle squadre che ci precedevano».

Calcio propositivo

Dal campo alla tribuna per incrociare il sorriso e la cordialità di Francesco Punzi, tecnico del Rieti del primo corso-Fedeli.

All'epoca era uno dei tecnici più giovani del panorama calcistico regionale, ma già a quei tempi proponeva un calcio propositivo, innovativo, a tratti frizzante, proprietà che gli consentirono di ingaggiare un avvincente testa a testa con la Viterbese (in Eccellenza), per poi arrivare fino alla finale playoff di Castelfidardo, persa 2-1 in terra marchigiana. Ma alla fine dell'estate, proprio grazie a quel traguardo raggiunto, il Rieti ottenne il ripescaggio in serie D, da dove poi s'innescò il ciclo vincente. Quest'anno ha iniziato con la Flaminia, poi l'esonero in favore di Roberto Rambaudi. A queste latitudini ha lasciato comunque un ottimo ricordo di sé (umanamente e professionalmente) e chissà che in un futuro neanche troppo lontano, non possa tornare a guidare il Rieti.

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