Papa Francesco alla Casa Bianca: «Sono qui da figlio di migranti»

Papa Francesco alla Casa Bianca: «Sono qui da figlio di migranti»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 23 Settembre 2015, 16:15 - Ultimo aggiornamento: 24 Settembre, 13:11

Città del Vaticano - Bergoglio alla Casa Bianca si presenta così: “Sono figlio di una famiglia di emigranti, e sono lieto di essere ospite di una nazione che, in gran parte, fu edificata da famiglie simili”. Francesco è la prima volta che mette piede negli Stati Uniti. Domani parlerà al Congresso e il giorno dopo all'Onu, per poi andare a rendere omaggio alle vittime dell'11 settembre, a Ground Zero. Il motivo che lo ha portato negli Usa è la Giornata Mondiale della Famiglia a Philadelphia, “il cui scopo – spiega - è quello di celebrare e sostenere le istituzioni del matrimonio e della famiglia, in un momento critico della storia della nostra civiltà”.

Il clima è costruttivo.

Francesco offre un incredibile assist a Obama sul fronte della difesa dell'ambiente. “Signor Presidente, trovo promettente che Lei abbia proposto un’iniziativa per la riduzione dell’inquinamento dell’aria. Considerata l’urgenza, mi sembra chiaro anche che il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato ad una generazione futura. La storia ci ha posto in un momento cruciale per la cura della nostra “casa comune”. Siamo, però, ancora in tempo per affrontare dei cambiamenti che assicurino «uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare» .

La sintonia su questo argomento è evidente. Il Papa ha fatto avere ad Obama una copia della enciclica Laudato Si, anche se il presidente Obama la aveva già letta da cima a fondo, visto il comune interesse per limitare i danni allo sfruttamento indiscriminato della natura. “Ci sono cambiamenti che esigono da parte nostra un riconoscimento serio e responsabile del tipo di mondo che possiamo lasciare non solo ai nostri figli, ma anche ai milioni di persone sottoposte ad un sistema che le ha trascurate. La nostra casa comune è stata parte di questo gruppo di esclusi che grida al cielo e che oggi bussa con forza alle nostre case, città, società. Riprendendo le sagge parole del Reverendo Martin Luther King, possiamo dire che siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ed ora è giunto il momento di onorarli”.

Le emissioni di Co2, il buco nell'ozono, l'inquinamento atmosferico sono problemi sul tappeto che vedono la Chiesa di Francesco impegnata in prima persona a rafforzare una nuova sensibilità mondiale. Per i cristiani inquinare resta peccato. “Per fede sappiamo che il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune». Come cristiani animati da questa certezza, cerchiamo di impegnarci per la cura consapevole e responsabile della nostra casa comune”. Francesco fa presente a Obama che i cattolici americani “sono impegnati a costruire una società che sia veramente tollerante ed inclusiva, a difendere i diritti degli individui e delle comunità, e a respingere qualsiasi forma di ingiusta discriminazione”.

Poi definisce gli Usa una “grande democrazia”, rendendo omaggio all'intera nazione. Tuttavia fa presente che i cattolici si attendono ulteriori “sforzi per costruire una società giusta e sapientemente ordinata rispettino le loro preoccupazioni più profonde e i loro diritti inerenti alla libertà religiosa. Questa libertà rimane come una delle conquiste più preziose dell’America”.

Il Presidente Obama appare contento mentre fa gli onori di casa: “Che bella giornata oggi! Riceviamo il primo Papa delle Americhe. La sua visita rafforzerà gli Stati Uniti”. Obama ringrazia Francesco «per il grande dono della speranza», poi gli riconosce una leadership morale internazionale. Egli ha «ispirato così tante persone, nella nostra nazione e attorno al mondo». Poi rende omaggio al ruolo umanitario delle organizzazioni cattoliche. «Quello che è vero in America, è vero nel resto del mondo. Dalle affollate strade di Buenos Aires ai remoti villaggi del Kenya, le organizzazioni cattoliche servono i poveri, confortano i detenuti, costruiscono scuole e case, amministrano orfanatrofi e ospedali. E così come la Chiesa è accanto a chi lotta per rompere le catene della povertà, ha dato anche voce e speranza a chi vuole rompere le catene della violenza e l'oppressione». Accanto al presidente c’è Michelle Obama in un elegante abito nero con maniche lunghe sotto il gomito e corpetto di pizzo. Il clima è disteso e quasi familiare. I ringraziamenti nel discorso di benvenuto proseguono: "Lei ha scosso la nostra coscienza dal sonno, ci ha dato fiducia. Per il grande dono della speranza, Santo Padre, la ringraziamo, e le diamo il benvenuto, con gioia e gratitudine, negli Stati Uniti d'America".

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