«Non devo catalogare gli altri per decidere chi è mio prossimo e chi non lo è. Dipende da me essere o non essere prossimo della persona che incontro e che ha bisogno di aiuto, anche se estranea o magari ostile». «Anche noi possiamo porci questa domanda: chi è il mio prossimo? Chi devo amare come me stesso? I miei parenti? I miei amici? I miei connazionali? Quelli della mia stessa religione?...», ha osservato. «Fatti prossimo del fratello e della sorella che vedi in difficoltà», è stato quindi l'insegnamento tratto dalla parabola. «Fare opere buone, non solo dire parole che vanno al vento: mi viene in mente quella canzone parole, parole, parole... - ha detto - No fare, fare e mediante le opere buone, che compiamo con amore e con gioia verso il prossimo - ha proseguito -, la nostra fede germoglia e porta frutto.
Domandiamoci: la nostra fede è feconda? Produce opere buone? Oppure è piuttosto sterile, e quindi più morta che viva? Mi faccio prossimo o semplicemente passo accanto? Selezione le persone a secondo del mio proprio piacere».
Dopo la recita dell' Angelus, papa Francesco ha ricordato che oggi ricorre la «Domenica del Mare», «a sostegno della cura pastorale della gente di mare». «Incoraggio i marittimi e i pescatori nel loro lavoro, spesso duro e rischioso - ha affermato -, come pure i cappellani e i volontari nel loro prezioso servizio.
Maria, Stella del Mare, vegli su di voi!».
Salutando al termine dell'Angelus i gruppi di fedeli presenti in Piazza San Pietro, papa Francesco a un certo punto si è interrotto e ha detto: «Ma che ho sentito lì alcuni dei miei connazionali che non stanno zitti - ha affermato 'a braccio' tra italiano e spagnolo -, a los argentinos che estàn aquì e che fanno chiasso, che hacen lio, un saludo especial».
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