Voto, via il tabù indagati: dai dem a FI a M5S tra i candidati anche nomi sotto inchiesta

Voto, via il tabù indagati: dai dem a FI a M5S tra i candidati anche nomi sotto inchiesta
di Valentina Errante
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Lunedì 29 Gennaio 2018, 10:03
Da Umberto Bossi a Michela Campana. Da Nord a Sud, dalla Lega al Pd. Indagati e condannati, come cinque anni fa, sono ancora in lista. La novità è che non è più un tabù, se perfino i 5Stelle si sono adeguati. Semmai il problema si porrà al momento del terzo grado di giudizio, con la scure della legge Severino a riaprire il dibattito sulla decadenza. I cinquestelle, che intanto hanno modificato lo statuto aprendo agli indagati, non presentano imputati eccellenti. L'unico ad avere qualche piccolo guaio con la giustizia è l'aspirante premier, Luigi Di Maio, ma deve rispondere solo di diffamazione. Stessa accusa per la deputata M5S Laura Castelli per cui è stato chiesto il processo.

CENTRODESTRA
Il caso più eclatante è quello di Umberto Bossi, condannato a due anni per essersi messo in tasca i soldi dei rimborsi elettorali, candidato a Varese. In Forza Italia torna invece Urania Papatheu, capolista nel collegio proporzionale del Senato per la Sicilia orientale è stata condannata per gli sperperi dell'Ente fiera di Catania, sempre nella Sicilia orientale, corre per gli azzurri Franco Rinaldi, ex deputato regionale del Pd, transitato in Forza Italia, appena condannato a tre anni e mezzo per l'uso illecito dei fondi regionali e imputato per corruzione elettorale. A Trapani ci riprova, invece, il senatore uscente Antonio D'Alì, per il quale la Cassazione ha appena disposto un nuovo processo d'appello con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. In Campania c'è Luigi Cesaro, indagato per voto di scambio e minacce a pubblico ufficiale aggravate dal metodo mafioso e al momento confermato come candidato. Ma le liste non sono ancora state depositate.

IL PD
In Lombardia, collegio uninominale a Mantova, per l'alleanza di centrosinistra corre Paolo Alli, ex Pdl rinviato a giudizio per le tangenti nella sanità insieme all'ex governatore Formigoni. Nel Lazio, invece, in lista Pd spuntano Claudio Mancini e Bruno Astorre (senatore uscente) ex consiglieri regionali a processo, insieme ad altri quattordici colleghi, per le spese pazze alla Pisana. Per i dem ci prova anche Micaela Campana, ex moglie di Daniele Ozzimo (l'ex assessore di Ignazio Marino condannato a due anni e due mesi nel processo Mondo di Mezzo) finita indagata per ordine del Tribunale con l'ipotesi di falsa testimonianza per i troppi non ricordo e le contraddizioni nel maxi processo a Carminati e soci.

GLI EX CONSIGLIERI
Così nel Lazio, ma l'elenco di imputati e indagati finiti nelle liste del Pd in Campania è lungo. Ad aspirare a un seggio ci sono Piero De Luca, figlio del presidente della Regione, imputato per bancarotta fraudolenta per il default della Ifil, Umberto Del Basso De Caro, indagato per tentata estorsione e voto di scambio, e il vice sindaco di Salerno, Eva Avossa, imputata per abuso d'ufficio. E ancora Nicola Marrazzo, imputato per peculato nel processo per le spese pazze alla Regione, e Angelo D'Agostino sotto processo a Roma in una maxi inchiesta sulle false certificazioni Axsoa e un giro di mazzette che apriva le gare d'appalto anche alle ditte che non avrebbero avuto i titoli per partecipare.

Ma in corsa c'è anche l'ex sindaco di Agropoli, Francesco Alfieri, anche lui è nei guai con la giustizia per avere lasciato a un clan degli zingari tre case confiscate nella disponibilità del Comune di Agropoli. Un elenco che gli esponenti del Nazareno, dove si è sempre seguita una linea garantista, preferiscono non commentare.
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