Università, a rischio 50mila borse di studio per decreto Sblocca Italia

Università, a rischio 50mila borse di studio per decreto Sblocca Italia
di Camilla Mozzetti
3 Minuti di Lettura
Sabato 18 Ottobre 2014, 06:09 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 18:59
ROMA È una bomba innescata pronta a esplodere, quella delle borse di studio per gli universitari italiani. Per effetto di una norma contenuta nel decreto Sblocca Italia, le risorse regionali 2014 per il diritto allo studio sono a rischio. Ben 50mila gli assegni agli universitari che potrebbero saltare, giacché i fondi per il diritto allo studio (150 milioni di euro stanziati lo scorso anno dal governo Letta) sono stati posti sotto patto di stabilità. Le regioni inoltre, sempre in base allo Sblocca Italia, dovranno erogare 560 milioni allo Stato entro la fine del 2014. Ancora, i limiti della nuova finanziaria - con i quattro miliardi chiesti alle regioni che diventano 5,7 miliardi se sommati a quelli già previsti dai precedenti governi Monti e Letta - potrebbero impedire, nel 2015, qualsiasi investimento da parte dei governi territoriali sul diritto allo studio. La cui tutela, tra l'altro, non è contemplata né dal Piano del governo sulla Buona Scuola, né dalle modifiche all'università, come la revisione dell'accesso programmato per le facoltà a numero chiuso, cui il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini sta lavorando. In sostanza, non vacillano solo le risorse per il 2014 ma, per lo sforzo economico chiesto dalla legge di stabilità, nel 2015 proprio le regioni si troveranno di fronte a un bivio: o salvare, per quanto possibile, servizi essenziali, sacrificando il diritto allo studio, oppure garantire quest'ultimo a danno di sanità e trasporti. Gioco forza, ipotizzano le associazioni studentesche e i sindacati - in primis la Flc-Cgil - è facile intuire dovrà cadrà la mannaia.



LE ASSOCIAZIONI

Il diritto allo studio nel nostro Paese è di competenza delle regioni ed è finanziato da tre fonti: le tasse regionali (pagate dagli studenti), i fondi propri delle regioni e il fondo integrativo statale. «Con il combinato disposto dei tagli alle regioni e dei fondi statali sotto patto di stabilità - analizza il coordinatore nazionale dell'Udu, Gianluca Scuccimarra - il diritto allo studio rischia di essere ulteriormente ridotto o cancellato, in moltissime realtà tra cui la Lombardia, il Veneto e la Campania, regioni storicamente refrattarie a investire sul diritto allo studio». «Una situazione gravissima - accusa Gianna Fracassi, segretario nazionale della Cgil - perché in una fase di profonda crisi economica, cancellare 50mila borse di studio significa pregiudicare le possibilità di accesso e prosecuzione delle carriere universitarie per moltissimi giovani. Mettere l'istruzione al centro dell'agenda politica di governo - prosegue la Fracassi - dovrebbe significare anche concretamente garantirne l'accesso». Invece le tasse degli studenti, attualmente la prima voce di finanziamento del sistema per il 50% dei fondi totali, rischiano un ulteriore innalzamento. «Come a dire - conclude Scuccimarra - il diritto allo studio ce lo paghiamo da soli».



CINQUE ANNI

Nell'arco di cinque anni, dal 2009 al 2013, le tasse universitarie per gli studenti sono aumentate del 17,7%, passando da 1.301 euro a studente nel 2009 a 1.532 euro nel 2013. E l'Italia è il terzo paese - stando al rapporto "Education at a Glance", rilasciato dall'Ocse nel 2012 - a chiedere la maggior contribuzione agli universitari. Una parte di quei tributi dovrebbe essere utilizzata dagli Atenei per le borse di studio, eppure la spesa per le borse è parallelamente diminuita, poiché le tasse sono state utilizzate principalmente per colmare parte del deficit derivante dal taglio al Fondo di finanziamento ordinario. Dal 2009 al 2013, stando ai dati elaborati dall'ufficio statistico del Miur e dal Cineca di Bologna, l'Ffo ha perso il 12,9%, passando dai 7 milioni 400mila euro del 2009 ai 6 milioni 500mila euro del 2013. Il risultato è stata una diminuzione dei docenti in servizio (-10.097 unità), del personale tecnico amministrativo (-4.532 collaboratori), dei docenti a contratto (-7.200), dei dottorati di ricerca (-4.169). Sicché, solo lo scorso anno, per la mancanza di fondi, gli studenti rimasti senza borsa di studio pur avendo tutti i requisiti necessari per ricevere il contributo sono stati 34.683. Siamo un Paese fanalino di coda, a conti fatti, per quanto riguarda il diritto allo studio, considerato che le borse totali assegnate in Italia lo scorso anno non sono state più di 130mila, meno della metà di quelle concesse in Spagna, un quinto di quelle francesi. E questa tendenza ha comportato, in cinque anni, anche una riduzione sulle nuove immatricolazioni (-14%) che hanno fatto perdere complessivamente agli atenei più di 100 mila iscritti.