Renzi chiude la Leopolda e attacca: «Si usa referendum per demolire Pd»

Renzi
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Domenica 6 Novembre 2016, 12:48 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 08:10

Il premier Renzi chiude la Leopolda a Firenze con un intervento muscolare a difesa del sì al referendum e contro i protagonisti degli scontri di ieri al corteo per il no andati in scena per le strade del capoluogo toscano. 

«Ieri - ha detto il premier - abbiamo razionalmente smontato tutte le bufale del No ma a loro non basta perché per loro il referendum serve a bloccare tutto ciò che, partendo da qui, abbiamo fatto, dicono di difendere la Costituzione ma stanno cercando di difendere solo i loro privilegi e la possibilità di tornare al potere. Sanno che il 4 dicembre è l'ultima occasione per tornare in pista». 

«C'è un po' di amarezza perché in parte del nostro partito è prevalsa la tradizionale volontà non tafazziana, sarebbe troppo semplice dire che è farsi del male da soli, ma è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell'Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno decretando la fine del Pd perché hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita. Con rispetto, umiltà ma decisione non ve lo consentiremo». 

«Il nostro 2017 potrebbe essere un anno meravigliosamente difficile ma meravigliosamente bello: l'anno della svolta per l'Italia e l'Europa, a partire dall'appuntamento del 25 marzo 2017» sui trattati Ue. A quel governo volete arrivarci con un'Italia delle idee o con un 'governicchio tecnicicchio'? Con un'Italia che guarda all'Europa o a una classe dirigente politica che non può che continuare a fallire?
»

Ma «il referendum non è tra due Italie, l'Italia è una e indivisibile. È tra due gruppi dirigenti diversi: quelli del sì hanno un progetto, idee, un orizzonte e quelli del No che se li chiudi in una stanza e gli dici 'uscite con un'idea' non escono più». «C'è gente che ha votato sì sei volte e poi diventa il capo del NO del proprio partito». «Siamo ad un bivio, è il derby tra passato e futuro, tra cinismo e speranza, tra rabbia e proposta, tra nostalgia e domani». ​

«Viviamo il tempo dell'odio - ha proseguito -. Lo abbiamo visto ieri in piazza San Marco perché quando si dice di voler difendere la Costituzione e ci si incappuccia, si prende un cartello stradale e lo si batte in testa ai poliziotti, non si sta difendendo la Costituzione ma si stanno offendendo le istituzioni e noi siamo dalla parte delle forze dell'ordine che non meritavano di essere insultate. Non c'è da scomodare Pier Paolo Pasolini quando citava i figli di papà
».

E ancora: 
«Per venire alla Leopolda bastava mandare un'email. Il prossimo anno dal 20 al 22 ottobre iscrivetevi per tempo se vi va, basta prendere un tram. Ma quando sei in piazza San Marco e giri verso via Cavour non vuoi andare alla Leopolda ma con i sassi in centro a distruggere Firenze, noi non ve lo permettiamo perché Firenze è più grande di voi».

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