Province, la Camera approva a larga maggioranza: il ddl passa al Senato

Province, la Camera approva a larga maggioranza: il ddl passa al Senato
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Domenica 22 Dicembre 2013, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 09:25

L'assemblea di Montecitorio ha approvato il disegno di legge sulle Province e le citt metropolitane con 277 voti favorevoli 11 contrari (Sel). Non hanno partecipato alla votazione in segno di protesta la Lega Nord, Forza Italia e il Movimento 5 Stelle. Quando i deputati sono rientrati in aula sono stati accolti da un lungo applauso ironico dei colleghi del centrosinistra.

«Domani il Governo e il parlamento diranno che hanno abolito le province, ma la verità e che non solo sono state mantenute, ma è stato fatto un gran pasticcio che ci preoccupa. Perchè con questo pasticcio sono a rischio servizi essenziali per i cittadini». Lo afferma Antonio Saitta, presidente dell'Unione delle Province commentando la votazione alla Camera dei Deputati del Disegno di Legge sulle Province e le Città metropolitane. «Tra qualche mese anche sulle Province il Parlamento sarà costretto a tornare indietro, come sta facendo sulle slot machine. Quando si vedranno nel paese i risultati del caos, del blocco dei servizi e dell'aumento della spesa pubblica che questo disegno di legge produrrà». «Il Parlamento ha deciso di seguire il Governo, e di rendere le Province inefficienti per legge, nonostante l'allarme sull'aumento certo della spesa pubblica lanciato dalla Corte dei Conti; nonostante -continua Saitta - il Servizio Bilancio della Camera abbia sottolineato la mancanza di coperture e il rischio di non rispettare il pareggio di bilancio; nonostante i tanti esperti chiamati dalla Camera dei Deputati abbiano evidenziato che il testo del disegno di legge è incongruo e incostituzionale. Nonostante tutti, Governo e Parlamento compreso, sappiano che il provvedimento nono solo non produrrà risparmi, ma porterà da un aumento certo della spesa pubblica. A pagarne le conseguenze - conclude Saitta - saranno gli stessi sindaci, cui la norma addossa la responsabilità di gestire servizi essenziali con procedure talmente farraginose da rendere loro impossibile dare risposte ai loro cittadini. Allora il Parlamento sarà costretto a tornare indietro».

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