Casellati, il marito: «Ho capito alla seconda cena che andava così»

Casellati, il marito: «Ho capito alla seconda cena che andava così»
di Maria Latella
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Giovedì 19 Aprile 2018, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 12:31
«Com'è vivere con una moglie che fa politica?». L'avvocato Giambattista Casellati, marito della prima donna presidente del Senato, sorride sotto baffi e pizzetto. «Guardi, ho saputo che sarebbe andata così dalla seconda volta in cui l'ho invitata a cena. E stiamo parlando di molti decenni fa».

A Padova l'avvocato Giambattista è il Casellati famoso. Fuori, lontano dalla sua città, è stato ben attento a non diventare il marito di. I Casellati sono establishment da generazioni. Una famiglia agrario-musicale, dai tempi di Rossini e di Boito: proprietari terrieri e titolari di avviato studio legale, ma sempre musicisti. Chi suona il violino, chi, come la madre dell'avvocato Casellati, era pianista di fama. Il testimone è stato oggi rilevato da Alvise Casellati: il figlio di Maria Elisabetta che, dopo una malattia improvvisa e superata, ha deciso che la carriera di avvocato d'affari a New York non era più la sua scelta di vita. E' tornato in Italia per fare quello per cui aveva sempre studiato, anche al conservatorio e alla Julliard di New York: oggi è direttore d'orchestra.

«Ricordati che lavorerò. Non è cosa negoziabile», disse la giovane Elisabetta al nubendo Giambattista. Ed è diventata prima matrimonialista famosa, poi senatrice, sottosegretaria, membro laico del Csm. Oggi negozia da presidente del Senato. Tutti pensano che si tratti di missione impossibile, lei, accettando, ha messo a disposizione la tenacia e il caso. Metti che... Nella sua vita tenacia e caso hanno giocato un ruolo importante. Il padre, un severo calabrese questore a Padova, la voleva iscrivere alle magistrali. Lei puntava al liceo classico. Un pomeriggio, nel padovano struscio sotto i portici, la famiglia Alberti al completo incontrò la professoressa di lettere. «La iscrivete al liceo classico, vero? Se non ci va Elisabetta...».

Fu così che, casualmente, la vita prese la prima inaspettata svolta. Le altre sono seguite a ruota. Voleva fare il magistrato, ma avendo sposato un avvocato scelse l'avvocatura per evitare il trasferimento. Patti chiari col marito collega: «Io mi specializzo in diritto matrimoniale. Non vorrei che, col pretesto dei bambini da seguire, nel tuo studio finiscano col rifilarmi le cause irrilevanti». Matrimonialista e secchiona, MeC è riuscita a farsi strada in una realtà chiusa e, quarant'anni fa, non proprio favorevole alle donne avvocato. Divorzista, ha avuto clienti famosi ma festeggerà quest'anno cinquant'anni di matrimonio. Una vita familiare scandita dalla volontà di tenere insieme tutto, professione e famiglia, con ferrea organizzazione. Ricordi del figlio Alvise: «Da bambini, quando andavamo in vacanza, ci faceva visitare da cima a fondo i musei e per non perdere tempo, tagliava sulla pausa pranzo con grande dispiacere di mio padre che ha sempre amato la buona cucina».

Una così, o la ami o la odi. Familiari e collaboratori la amano. E lei, carriera o meno, finora non si è mai persa un concerto del figlio, neppure se la nominano presidente del Senato. L'altra figlia Casellati, Lodovica, fisicamente un clone della madre, è stata anche all'origine di una nota polemica. Assunta al ministero nello staff della madre quando già lavorava a Publitalia a Milano, Lodovica oggi dirige una pubblicazione. L'episodio, insieme alla foto che immortalò MeC sulle scale di palazzo di Giustizia a Milano, a difesa dell'amato Cavaliere, costituisce uno dei rari momenti in cui MeC ha dovuto abbandonare la calcolata discrezione.

CIVETTERIE
Cosi discreta, MeC, che quando Mattarella l'ha nominata presidente del Senato, prima donna di palazzo Madama, non si sapeva bene se tutti quei suoi nomi Maria, Elisabetta Alberti Casellati fossero frutto di aristocratica famiglia o matrimonio. Né si sapeva che ha pure un nipotino, il figlio della figlia, anche lui primo della classe. Come da tradizione Alberti e Casellati. Fosse per MeC, comunque, non si sarebbe saputa nemmeno la sua età. A una signora non si chiede, che diamine. «Bisognerebbe fare come negli Stati Uniti, dove nessuno cita l'età di un uomo o di una donna perché è fattore di discriminazione», ha protestato civettuola sabato scorso, mentre la intervistavo per Skytg24. Poi, pragmatica com'è, ha chiuso la faccenda dando un colpetto agli amati orecchini: «Ormai l'hanno scritto. Pazienza». Ci vuole altro per imbarazzarla.
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