LA SITUAZIONE
La sede dei giochi sudcoreani è a circa 80 chilometri dalla cosiddetta Zona demilitarizzata, lungo il confine provvisorio che separa le due Coree dall'armistizio di Panmunjom seguito alla Guerra del 1950-1953. Una contea innevata a 180 chilometri dalla capitale Seul, alla portata dei missili e delle centinaia di batterie di artiglieria nordcoreane posizionate da anni con i cannoni rivolti verso sud, pronti a vendicarsi contro i cugini in caso di attacco statunitense al regime di Kim.
Nelle ultime settimane Francia e Austria avevano fatto sapere che se la crisi si fosse ulteriormente aggravata avrebbero rinunciato a inviare ai giochi le rispettive rappresentanze. Il locale Comitato organizzatore ieri ha assicurato che a Pyeongchang si sta compiendo ogni sforzo per il successo dell'iniziativa. I coreani sono abituati alle periodiche esplosioni di tensione tra Nord e Sud.
Ma che attorno ai prossimi Giochi aleggi una certa preoccupazione lo conferma la decisione delle Nazioni Unite di proclamare una tregua olimpica, rispolverando una tradizione dell'antica Grecia per proteggere gli atleti. Il 17 novembre scorso una risoluzione dell'Onu ha infatti chiesto agli Stati membri di «assicurare passaggio, accesso e partecipazione sicuri per gli atleti, gli organizzatori e tutti gli accreditati alle Olimpiadi».
Questo, proprio mentre l'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, durante la riunione urgente del Consiglio di Sicurezza, ha lanciato un «appello agli Stati membri a tagliare tutti i rapporti con Pyongyang», isolando il Paese dai rapporti diplomatici, limitando la cooperazione militare, scientifica e commerciale, oltre che fermando tutte le importazioni ed esportazioni e ad espellendo i lavoratori nordcoreani. Perchè questa azione della Corea del Nord, ha aggiunto Haley, «avvicina il mondo alla guerra». E in questa eventualità «il regime nordcoreano sarà completamente distrutto».
Eppure il presidente sudcoreano, il progressista Moon Jae-in, nutriva (e forse tuttora nutre) la speranza di utilizzare l'evento olimpico per riavvicinare il Sud al Nord. Moon, che è figlio di profughi di guerra nordcoreani, ha invitato più volte Pyeongyang a inviare i suoi atleti. «Se la Corea del nord partecipasse, credo che i giochi olimpici invernali di Pyeongchang potrebbero andare ben oltre l'evento olimpico», ha dichiarato qualche giorno fa.
IL PIANO
Se l'allarme dovesse trasformarsi in pericolo reale, l'Italia ha da tempo elaborato un piano di evacuazione. Al momento la missione olimpica è composta di 100 atleti, 150 membri dello staff e 100 giornalisti accreditati. In caso di conflitto, l'Italia ha accordi con i paesi confinanti per spostare i connazionali via nave verso luoghi sicuri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA