Il ragazzo è uno dei più giovani assassini mai condannati nel Regno Unito. Faceva parte di una gang di Wood Green, nella parte nord di Londra, che si era già distinta per atti di violenza e di bullismo. L'omicidio risale alla sera del 14 dicembre scorso. La vittima, Jack Barry, un piccolo costruttore irlandese, notò alcuni giovani che tentavano di entrare in un fabbricato di Edmonton Enfield dove stava tornando a casa con la compagna. Erano in tre, si erano convinti che nell'edificio ci fosse un party dove erano stati poco prima (probabilmente erano ubriachi) e Barry non li fece entrare perché lì non c'era alcuna festa. Spintoni, insulti, minacce: sembrava finita lì. Ma uno dei bulli seguì l'irlandese nell'ascensore e tirò fuori il coltello. «E adesso che dici?», gli ringhiò in faccia e poi sferrò i fendenti. L'uomo si accorse di essere stato colpito solo qualche secondo dopo quando si rifugò in casa. Si tolse un giubbotto di pelle perché sentiva qualcosa, vide la camicia zuppa di sangue e un istante dopo cadde a terra: ferita al cuore, emorragia inarrestabile, arresto cardiocircolatorio. Decesso dichiarato trenta minuti dopo dal medico di un'ambulanza.
La decisione dell'Old Bailey, lo storico tribunale nel centro di Londra, è non solo una applicazione severa delle leggi ma un chiaro messaggio alla gangs che terrorizzano la periferia di Londra. La capitale britannica, crocevia dell'alta finanza, città sempre aperta all'innovazione, un immenso e inarrestabile “luna park” della vita, può diventare estremamente pericolosa nei quartieri meno centrali. I delitti compiuti dalle bande giovanili, ancorché siano diminuiti negli ultimi anni, restano un'emergenza per la polizia e per i residenti. Il ragazzo che ha ucciso l'irlandese si sarebbe affiliato a quelli di Wood Green quando aveva dieci anni ed era stato espulso da scuola perché aveva ricevuto dalla polizia diversi ammonimenti per detenzione di armi. Una lite da niente, con tipi così, può degenerare in un attimo. Non c'è una logica, non c'è discussione, è un modo di essere. Il tribunale, nel pronuinciare la sentenza, ha creduto che undici anni in cella - non in una casa di correzione - potrebbero indurre un qualche ripensamento nel copevole e forse recuperarlo.
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