Gran Bretagna, le famiglie dei soldati morti in Iraq raccolgono soldi per fare causa a Blair

Gran Bretagna, le famiglie dei soldati morti in Iraq raccolgono soldi per fare causa a Blair
di Antonio Bonanata
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Giovedì 21 Luglio 2016, 19:11 - Ultimo aggiornamento: 23:06
Una pubblica raccolta di denaro, un crowdfunding vero e proprio, per processare Tony Blair: con quest’obiettivo, l’Associazione che riunisce le famiglie e i genitori dei soldati inglesi morti in Iraq durante l’invasione del 2003 reagisce alle conclusioni del Rapporto Chilcot, la relazione finale sui lavori della Commissione d’inchiesta voluta dall’ex primo ministro britannico Gordon Brown sulle cause e i successivi sviluppi della partecipazione del Regno Unito alla Seconda guerra del Golfo, fortemente voluta da Tony Blair, all’epoca dei fatti il più stretto alleato dell’allora presidente americano George W. Bush.

Quello che ora chiedono i parenti delle vittime del conflitto (177 soldati inglesi caduti sul campo) è di processare Tony Blair per le gravi responsabilità che ricadono sull’esecutivo da lui guidato, dopo che una Commissione d’inchiesta istituita ad hoc, alla fine di sette anni di lungo lavoro, le ha finalmente individuate. L’obiettivo dell’Iraq Families War Campaign Group è raggiungere 150mila sterline per ottenere un parere legale che stabilisca se i membri dell’Associazione possano fargli causa, una sorta di class action contro l’ex inquilino di Downing street. Il crowdfunding è stato promosso da Reg Keys e Roger Bacon, padri del caporale Tom Keys e del maggiore Mattew Bacon, due dei 177 caduti dell’esercito di Sua maestà britannica.
Ciò che inquieta di più i familiari dei soldati uccisi, oltre a leggere le risultanze della Commissione, è il venire a sapere che, in qualità di primo ministro, Tony Blair sarebbe indennizzato ai sensi della legge del Cabinet office, ovvero per tutte le spese legali sostenute per difendersi dalle accuse di aver abusato del proprio potere nell’invadere l’Iraq, in coalizione con l’esercito americano. Commenta infatti Reg Keys: «Sarebbe estremamente deludente se Blair fosse indennizzato da ogni pagamento processuale. È nauseante pensare che egli può contare su un fondo dei contribuenti mentre noi ci sforziamo di raccogliere i soldi per fargli causa».
Nelle prime dodici ore dopo il lancio della raccolta si è raggiunta senza troppi sforzi la metà della cifra inizialmente preventivata, che era di 50mila sterline. Ad oggi, il crowdfunding ha quasi toccato quota 100mila sterline, ma manca poco meno di un mese al termine. Confida Keys: «Spero che continueremo a raccogliere la somma finale così rapidamente. I risultati del lavoro coordinato da John Chilcot devono avere una risposta e siamo grati per questo agli inglesi per il loro importante contributo».

Il Rapporto Chilcot, diffuso all’inizio di luglio, ha messo in luce la controversa posizione assunta dal premier laburista nella fase antecedente e successiva alle operazioni militari contro il regime di Saddam Hussein. Si parla chiaramente di “decisione precipitosa”; di un intervento armato spacciato come “ultima e unica risorsa” cui affidarsi (cosa che invece non era, sottolinea la relazione, dato che il dittatore iracheno non costituiva un’immediata minaccia per l’Occidente); e di fantomatiche armi di distruzione di massa, indicate come principale motivazione che giustificasse l’invasione dell’Iraq e la cui presenza negli arsenali di Saddam era stata assicurata “con una certezza ingiustificata”.

Da parte sua, l’ex premier inglese si è difeso sostenendo di aver agito “in buona fede” e che oggi il mondo è più sicuro senza Saddam Hussein. Matthew Jury, l’avvocato che rappresenta i familiari dei caduti, ha dichiarato: «Il Rapporto ci ha detto cosa si è sbagliato e chi ha la responsabilità, ma non è una pronuncia di tribunale. Se ci riusciranno, i parenti delle vittime sono determinati a chiedere a quegli individui di render conto delle accuse [che vengono loro mosse], portandoli in tribunale a rispondere delle loro azioni. Ma non tanto per loro stessi o per i loro cari – aggiunge Jury – quanto per assicurarsi che non accada mai più che i nostri politici possano agire con tale impunità e gettare il nostro paese in una guerra ingiusta e dalle così tragiche conseguenze».
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