Burundi, intervista il presunto killer delle tre suore e non lo fa catturare: arrestato giornalista

Burundi, intervista il presunto killer delle tre suore e non lo fa catturare: arrestato giornalista
di Stefania Piras
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Giovedì 5 Febbraio 2015, 10:44 - Ultimo aggiornamento: 8 Febbraio, 17:36
Avevano visto troppo le tre saveriane uccise lo scorso 7 settembre in Burundi. A svelare il nuovo, presunto movente dell’omicidio delle missionarie Lucia Pulici, Olga Raschietti e Benedetta Boggian è stato Bob Rugurika il direttore di Radio Publique Africaine che ha trasmesso un’intervista a uno dei presunti killer del commando entrato in azione a Kamenge dove sorge la parrocchia delle suore. Per la sua inchiesta giornalistica il direttore è stato arrestato lo scorso 21 gennaio con l’accusa di concorso in omicidio, tradimento della solidarietà nazionale, violazione del segreto istruttorio, e occultamento di un reo. Rischia 20 anni di carcere. Nell’intervista mandata in onda parla il presunto membro di un commando che avrebbe ucciso su commissione le tre sorelle. I sicari avrebbero guadagnato 14 mila euro. L'anonimo intervistato (Rugurika si è rifiutato di fare il nome della sua fonte) tira in ballo il generale Adolphe Nshimirimana, ex direttore dei servizi burundesi e vicino al presidente Pierre Nkurunziza.



L'ex capo dello spionaggio avrebbe importato dei farmaci spacciandoli come destinati alla parrocchia, evitando cosi' le tasse doganali.

Tra i farmaci, trasportati a bordo di veicoli della parrocchia, Nshimirimana avrebbe nascosto anche minerali contrabbandati illegalmente dalla vicina Repubblica Democratica del Congo facendoli passare come aiuti umanitari.



Rugurika non si era accontentato della spiegazione ufficiale dell’omicidio per cui era finito in carcere un trentenne con problemi psichici, Christian Claude Butoyi. Secondo la tesi iniziale degli inquirenti, l’uomo sarebbe penetrato nel convento delle religiose accusandole di essere “straniere” e di occupare la sua proprietà. A poche ore dal fermo, Butoyi aveva confessato strage e stupro e la polizia aveva trovato pure il sasso con cui il presunto assassino aveva infierito su almeno due delle vittime. Un’indagine lampo e un killer che però a Kamenge, la comunità parrocchiale dove operavano le suore, descrivono come un ragazzo incapace di fare del male. Da subito anche le suore intervistate nella casa madre di Parma avevano messo in dubbio l’inchiesta per tutta una serie di incongruenze, come la notizia poi smentita che le donne fossero state stuprate.

Ora in carcere ci sono un presunto killer e un giornalista. Fuori rimane un anonimo che si è intestato tutti e tre gli omicidi e che racconta una versione finora inedita.



“Veramente è da ottobre che circolano versioni altre, rispetto alle quelle ufficiali. Speriamo solo che si faccia verità” commentano le suore della sede italiana.

Nelle ultime settimane il caso di Rugurika ha alimentato manifestazioni di protesta. Secondo l’ong statunitense Human Rights Watch, l’arresto del giornalista è “un tentativo di impedire a Radio Publique Africaine di riferire di questioni sulle quali il governo non vuole alcun confronto”. Per la sua liberazione si è mossa Amnesty International così come altre organizzazioni internazionali. Anche alcuni eurodeputati tra cui Cecile Kyenge stanno elaborando una risoluzione da presentare a Strasburgo