Brexit, Osborne e Johnson frenano sull'uscita. Merkel: aspettare troppo non serve

Brexit, Osborne e Johnson frenano sull'uscita. Merkel: aspettare troppo non serve
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Lunedì 27 Giugno 2016, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 16:47

La Gran Bretagna ora frena sull'addio all'Europa dopo il referendum. Si moltiplicano infatti le dichiarazioni attendiste. Stamani è stato il turno prima del ministro del Tesoro, George osborne, e poi di uno dei leader del fronte del leave, l'ex sindaco di Londra Boris Johnson. 

Anche se ritiene che Londra abbia bisogno «di un certo periodo di tempo» per far partire formalmente l'uscita dall'Ue, la cancelliera Angela Merkel pensa che «una lunga fase di sospensione» non sia negli interessi di nessuno. Merkel non ha voluto dire se sia accettabile aspettare fino ad ottobre, come ha suggerito il premier britannico David Cameron.

La Commissione europea, dal canto suo, ha ribadito che «non ci sarà alcun negoziato» con la Gran Bretagna «se non sarà stato prima notificato l'art.50» del Trattato sulla Ue (quello che prevede appunto il recesso volontario e unilaterale di un paese dall'Unione europea). Un passaggio obbligatorio che deve essere compiuto «al più presto».

La stessa cosa stata chiarita anche dal portavoce della cancelliera tedesca Angela Merkel. Se il governo britannico ha bisogno di una quantità di tempo ragionevole per attivare l'articolo 50, ha detto Steffen Seibert, «lo rispettiamo. Una cosa è chiara, prima che la Gran Bretagna abbia inviato questa notifica, non ci saranno colloqui informali preliminari sulle modalità di uscita».

Il voto sulla Brexit non porterà a un'altra crisi finanziaria. Il segretario al tesoro americano, Jacob Lew, cerca intanto di rassicurare i mercati e l'opinione pubblica. «Abbiamo gli strumenti necessari per sostenere non solo la stabilità finanziaria ma anche per continuare a promuovere la crescita economica». «Stiamo lavorando con Londra, Bruxelles e gli altri partner internazionali - ha quindi aggiunto Lew - per assicurare un prolungata stabilità economica, sicurezza e prosperità in Europa e globalmente».

«Non c'è una grande fretta di lasciare l'Unione europea», ha detto Johnson, che ha poi ringraziato Osborne per aver messo «fine al progetto paura», ovvero alle fosche previsioni sugli effetti della Brexit per l'economia britannica da parte della campagna 'Remain', di cui Osborne è stato paladino. «Non ci sarà una finanziaria di emergenza, le pensioni della gente sono al sicuro, i mercati sono stabili. Sono buone notizie».

«Non voglio che la Gran Bretagna volti le spalle all'Europa e al mondo», ha detto il cancelliere allo Scacchiere in conferenza stampa. Il Paese «è aperto al business», ha sottolineato Osborne nel primo intervento pubblico dopo la Brexit, teso - spiegano gli osservatori - a tranquillizzare i mercati dopo il terremoto finanziario di venerdì scorso. 

«Dobbiamo portare unità e condannare l'odio e la divisione ovunque li vediamo. La Gran Bretagna è un paese aperto e tollerante e mi batterò con tutto ciò che abbiamo per tenerlo così», ha continuato il ministro del Tesoro britannico, commentando la storica decisione del Regno Unito di dire addio all'Ue con il referendum sulla Brexit.

Non c'è comunque nessuna fretta di abbandonare l'Unione. La Gran Bretagna attiverà l'articolo 50 del trattato di Lisbona per staccarsi dall'Europa quando sarà pronta, «al momento opportuno», ha precisato Osborne, premettendo che il Paese è pronto ad affrontare la turbolenza causata dalla decisione di lasciare l'Unione. «Solo la Gran Bretagna può attivare l'articolo 50. E, a mio avviso, non dobbiamo farlo fino a quando non abbiamo una chiara visione del nuovo regime da instaurare con i nostri vicini europei», ha sottolineato Osborne. 

Il ministro ha assicurato che «la Gran Bretagna è in grado di concordare un rapporto economico a lungo termine con il resto dell'Europa» e che intende svolgere un «ruolo attivo» nel dibattito su come mettere in atto i «forti legami economici possibili con i nostri vicini europei». La Gran Bretagna «è pronta a confrontarsi con qualsiasi cosa ci aspetti in futuro», ha detto ancora il cancelliere allo Schacchiere. «Ora la democrazia ha parlato, e ora dobbiamo agire sulla base dell'esito. E io rispetterò il risultato» del referendum per la Brexit. La Gran Bretagna è «attrezzata» per le nuove sfide. 

«L'uscita dall'Ue non è quello che volevo o per cui ho fatto campagna, ma rispetto la decisione del referendum», ha sottolineato ancora Osborne. «Il risultato avrà un effetto sulle finanza finanza pubblica, ma dovremo attendere finché non avremo un nuovo premier. Ho assunto un importante incarico, e sono assolutamente concentrato sul portare stabilità e certezze». Per quanto riguarda il suo ruolo nel governo, Osborne a chi gli chiedeva quando avrebbe presentato le proprie dimissioni ha risposto che «la Gran Bretagna è il mio Paese manterrò gli impegni connessi ai miei doveri». 

Intanto la Commissione europea risponde a chi nelle ultime ore ha premuto per un passo indietro del presidente Jean Claude Juncker: «Ho già avuto questa domanda giovedì scorso e la risposta è stata una parola di due lettere, di cui la prima è la 'N'», ha detto il portavoce della Commissione europea, Margaritis Schinas. «È giunto il tempo che il presidente della Commissione Ue si dimetta», ha scritto il Frankfurter Allgemeine Zeitung in un commento durissimo nelle pagine economiche. «Con tutto il rispetto, Juncker non ha capito nulla», comincia l'articolo, che addebita tutta una serie di colpe al presidente della Commissione Ue in relazione alla crisi determinata dalla Brexit. Juncker «non è più l'uomo al posto giusto», ha inoltre detto il ministro degli Esteri della Repubblica Ceca Lubomir Zaoralek a margine dell'incontro dei capi della diplomazia dei paesi V4 (Repubblica ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia), della Germania e della Francia.

 

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