American Sniper, l'accusa sul web: «Responsabile della morte di tre giovani musulmani»

Alcuni dei tweet che incitano all'odio dopo la visione di American Sniper
di Giulia Aubry
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Venerdì 13 Febbraio 2015, 11:31 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 12:28
Una voce corre sul web negli Stati Uniti. Anzi più che una voce sono due hashtag: #AmericanSniper e #ChapelHillShooting. Fino a pochissime ore fa slegati tra di loro.



L’uno veniva usato per discutere del film sulla vita di Chris Kyle, il cecchino “eroe” americano della guerra in Iraq, rimasto ucciso da un veterano affetto da PTSD (disordine da stress post-traumatico) proprio in questi giorni sotto processo negli Stati Uniti. Il secondo per commentare i terribili eventi di Chapel Hill, nella Carolina del Nord, dove un uomo di 46 anni, Stepehen Hicks, autodefinitosi “ateo estremista” ha ucciso – apparentemente per una lite tra vicini – tre ragazzi musulmani.



In un gioco di rimbalzi, caratteristico di Twitter, qualcuno ha riscoperto una serie di tweet del mese di gennaio in cui molti giovani statunitensi si dichiaravano entusiasti della pellicola con protagonista Bradley Cooper, candidato agli Oscar come migliore attore, aggiungendo che la visione aveva fatto loro venire voglia “di uccidere alcuni ragheads” (nomignolo dispregiativo per indicare i musulmani, in cui “rag” vuol dire “straccio” ed “heads”, naturalmente, “teste”). Altri sono ancora più espliciti: “American Sniper mi ha fatto venire voglia di sparare ai fottuti Arabi” (con tanto di iconcine di colt, a scanso equivoci), “Bello vedere un film dove gli Arabi sono ritratti per quello che veramente sono – feccia di carogna che vuole distruggerci”. E ancora: “American Sniper mi ha fatto apprezzare i soldati 100.000 volte di più e odiare i musulmani 1.000.000 di volte di più”.



Una delle più attive sul web nella raccolta di questi tweet (e già prima degli eventi di Chapel Hill) è stata la giornalista statunitense indipendente (e islamica) Rania Khalek che, sul suo twitter e nel suo blog, ha dato ampio spazio a commenti e citazioni che incitano all’odio nei confronti di Arabi e Musulmani, proprio partendo dalla pellicola di Clint Eastwood.



Dopo i fatti di Chapel Hill, il suo Storify del 18 gennaio, in cui alternava i tweet razzisti collegati alla visione di American Sniper a citazioni contenute nel romanzo autobiografico di Chris Kyle, ha assunto un significato ancora più sinistro di quello che la giovane giornalista aveva allora evidenziato.



Così i due hashtag nelle ultime ore sono diventati inseparabili per denunciare l’islamofobia, ma anche per mostrare un’opinione pubblica statunitense (ma non solo) spesso ferma ai soli aspetti superficiali degli eventi e delle loro rappresentazioni, mediatiche e cinematografiche in questo caso. Tra chi denuncia il fatto che Chris Kyle sia stato rappresentato come un eroe senza alcuna possibilità di critica, in un film che viene definito “solo di propaganda”, e chi invece ne sottolinea uno spirito realmente diverso rappresentato, però, sulla base degli eventi contingenti - dalle decapitazioni di ostaggi americani per mano di Is e ai fatti di Charlie Hebdo - il dibattito si è spostato su una polarizzazione spinta che mostra una contrapposizione difficile da sanare. Il riferimento continuo in molti tweet alla frase di Kyle: “avrei solo voluto ucciderne molti di più!” estrapolata dal testo non fa altro che esacerbare ulteriormente gli animi.



Così, senza che vi sia alcun collegamento diretto tra l’ateo estremista Stepehen Hicks e Chris Kyle (neppure in versione cinematografica), l’accoppiata #AmericanSniper - #ChapelHillShooting continua a nutrire odio e a rendere sempre più difficile il dialogo tra due comunità che devono, comunque, convivere nello stesso Paese.