Uova contaminate in 15 Paesi. La Ue: «A rischio anche l’Italia»

di Silvio Garattini
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Sabato 12 Agosto 2017, 00:16
Il periodo delle ferie estive di molti Paesi europei è notevolmente allarmato dalla diffusione di uova provenienti dall’Olanda e contenenti quantità potenzialmente tossiche di insetticida. Si tratta di decine di tonnellate di uova vendute sopratutto a catene in Germania, Svezia, Svizzera, Gran Bretagna, Spagna ed altri Paesi. Secondo le ultime notizie sembra che anche l’Italia potrebbe non essere esente dalla presenza di queste uova contaminate. 
Il prodotto incriminato si chiama Fipronil corrispondente alla struttura chimica del “fluocianobenpirazolo” ed è un insetticida che non dovrebbe essere utilizzato su prodotti che possono finire nella catena alimentare. È stato somministrato ad allevamenti di galline produttrici e perciò si ritrova presente nelle uova, ma la sua presenza potrebbe essere determinata anche dall’impiego di mais trattato con il Fipronil per proteggerlo dall’azione degli insetti.

L’effetto del Fipronil sugli insetti è ad ampio spettro e sfrutta un’azione sul sistema nervoso centrale agendo sul passaggio degli ioni cloro attraverso un’azione sui recettori del Gaba (acido gamma-aminobutirrico). La sua relativa selettività per gli insetti rispetto ad altre specie animali dipende dalla capacità del Fipronil di agire anche su particolari recettori dell’acido glutammico presenti solo negli insetti. Il Fipronil è tossico per pesci e uccelli non solo attraverso un’azione diretta, ma soprattutto perché riducendo la disponibilità di insetti ne determina una mancanza di alimentazione. Poiché il Fipronil è ben solubile in acqua, è facile la sua diffusione nell’ambiente dove può permanere per lungo tempo. Si calcola infatti che per ridurre la sua concentrazione del 50 per cento sia necessario un anno di tempo.
Ricerche su animali d’esperimento indicano una tossicità, in rapporto alla dose che riguarda la riproduzione, la crescita e lo sviluppo. Le informazioni riguardanti le caratteristiche tossicologiche del Fipronil sono relativamente modeste e frammentarie. Si sospetta che possa essere una sostanza cancerogena come pure un agente capace di influenzare con varie modalità il sistema endocrino ed in particolare la tiroide. La sua tossicità al crescere delle dosi può riguardare anche la funzionalità epatica e renale.

Gli effetti nell’uomo sono relativamente poco noti ma riguardano prevalentemente il sistema nervoso centrale. All’aumentare delle concentrazioni assunte si sviluppa dapprima iper irritabilità, poi iper eccitabilità e tremori ed infine stato di letargia ed in casi estremi anche convulsioni.
Se prendiamo in considerazione il caso specifico delle uova è molto probabile che l’assunzione di un solo uovo non provochi in generale alcuna sintomatologia, mentre all’aumentare del numero di uova ingerite aumenta la probabilità di effetti tossici. In particolare i bambini sono certamente più sensibili dato il basso peso corporeo in cui si distribuisce il prodotto tossico. Non sono noti allo stato attuale antidoti del Fipronil e quindi nel caso di assunzione accidentale si ricorre ad interventi medici correnti come la lavanda gastrica.
L’allarme relativo a questo inquinamento deve rappresentare un elemento di riflessione e deve richiedere molta più attenzione da parte delle Autorità europee ed un migliore scambio di informazioni fra i Paesi europei che nel caso specifico sembra siano arrivate con grande ritardo.

Purtroppo si utilizzano troppe sostanze chimiche senza un’adeguata sperimentazione. Per ogni sostanza che abbia la probabilità di entrare nella catena alimentare si dovrebbe conoscere quale sia la dose massima tollerabile per l’uomo in modo da sapere automaticamente se un prodotto inquinato sia o meno pericoloso. Ciò è tanto più importante considerando che i metodi di analisi divengono sempre più sensibili e quindi è necessario lo sviluppo di una mentalità quantitativa. Bisogna incoraggiare tutti gli studi che riguardano la tossicologia per raggiungere la possibilità di maggiori conoscenze.
Occorre in tutti i campi ristabilire le attuali condizioni di disequilibrio fra i molti studi che permettono di enfatizzare i benefici ed i pochissimi studi che minimizzano gli effetti tossici. Gli studi in vitro non sono sufficienti, occorre facilitare la possibilità, oggi ostacolata, di studi in vivo per integrare tutte le modalità di conoscenza. Ci si deve augurare che questo episodio non venga rapidamente dimenticato e produca invece interventi efficaci per prevenirne altri.
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