Torino, omicidio del procuratore Caccia, il pm: «Scarcerate l'imputato, processo affetto da vizio procedurale»

Torino, omicidio del procuratore Caccia, il pm: «Scarcerate l'imputato, processo affetto da vizio procedurale»
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Domenica 27 Novembre 2016, 01:53 - Ultimo aggiornamento: 22:48
È un processo infinito e tormentato quello per l'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso dalla criminalità organizzata il 26 giugno del 1983.

A distanza di oltre 33 anni dal delitto, l'amaro colpo di scena denunciato dal legale dei figli del magistrato, Fabio Repici, il quale ha ricevuto un provvedimento che, con i suoi assistiti, ha appreso con «sconcerto incredibile»: il dibattimento in corso a Milano (competente a giudicare su vicende relative a magistrati torinesi) a Rocco Schirripa, presunto esecutore materiale del delitto, è «affetto da irreparabile vizio procedurale» e il pm della Dda titolare, Marcello Tatangelo, ha chiesto la revoca della misura di custodia cautelare in carcere per Schirripa.

L'inutilizzabilità degli atti - spiega l'avvocato - deriva dalla mancata richiesta di riapertura delle indagini a suo carico che erano state archiviate nel 2001 sempre per l'omicidio e «la mancata richiesta di autorizzazione al gip per la riapertura delle indagini» ha come «ferale conseguenza» l'assoluta inutilizzabilità di ogni atto d'indagine e processuale compiuto nei confronti dell'imputato Schirripa« a cominciare dalla sua iscrizione nel registro del indagati del 25 novembre del 2015 e che fu seguita dal suo arresto il 22 dicembre del 2015.

Per questo - aggiunge - il pubblico ministero ha avanzato richiesta di scarcerazione. Dovranno pronunciarsi i giudici della Corte d'assise di Milano, davanti ai quali è in corso il dibattimento la cui ultima udienza si è tenuta nei giorni scorsi, quando era stato sentito Placido Barresi, del clan dei Catanesi.

L'affiliato del clan ha detto di aver provato terrore, quando ricevette una lettera anonima, all'idea di perdere il regime di semilibertà con cui sta scontando l'ergastolo per associazione mafiosa. Barresi aveva detto che si era preoccupato che Schirripa avesse detto a qualcuno di essere l'esecutore del delitto, e indicato me tra i mandanti dell'omicidio. Era un sospetto personale che il panettiere potesse essere l'esecutore del delitto, ma Barresi aveva negato di avere mai saputo chi fosse l'autore dell'omicidio del procuratore.

Parole forse inutili perché la ricerca e la scoperta da parte della Procura dell'esistenza di un procedimento archiviato e definito con l'archiviazione disposta dal gip il 2 febbraio del 2001 e la mancata richiesta dell'apertura delle indagini le rendono inutilizzabili, come gli altri atti. »Inconcepibile errore«, spiega con amarezza l'avvocato Repici il quale parla di »oltraggio« alla memoria di Caccia e al desideri di accertamento della verità», in una vicenda nella quale è comunque già stato condannato come mandante l'ex boss Domenico Belfiore.
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