Terremoto, i superstiti: «Il mio paese sembra sparito dalla cartina»

Terremoto, i superstiti: «Il mio paese sembra sparito dalla cartina»
di Valentina Errante e Mauro Evangelisti
6 Minuti di Lettura
Lunedì 31 Ottobre 2016, 08:09
dai nostri inviati
NORCIA E RIETI Ore 7.40, trema l'Italia. Dieci, quindici, trenta secondi, è un'onda che butta giù i muri, fa cadere i mobili, sembra non finire più. Ancora il terremoto, la terza catastrofe in poco più di due mesi. E questa è la scossa più forte, più di quella che ha distrutto Amatrice, più della seconda che ha colpito Visso e Camerino. Magnitudo 6,5, la più potente dal 1980, inattesa perché in fondo tutti pensavano che dopo il 26 ottobre il peggio fosse passato. «Ora non abbiamo più certezze, ora il nostro paese sarà cancellato dalle carte geografiche» urla una donna, ancora in pigiama, mentre fugge con le poche cose che è riuscita a portare via dalla sua casa nel centro di Norcia.

NUMERI
La terra ha tremato per tutto il giorno, oltre 200 scosse. Sono i numeri a spiegare la portata di questa tragedia. Trentamila sfollati. Quasi quarantamila se nel conto si mettono anche quelli delle scosse dei terremoti del 24 agosto e del 26 ottobre. Almeno cento comuni in cui ci sono state segnalazioni di crolli solo nelle Marche, che da conta 25 mila persone rimaste senza casa. Colpite anche città con 20mila abitanti come Tolentino e San Severino, interessato un territorio che complessivamente conta 100mila residenti. Una ventina di feriti di cui la maggior parte in Umbria.

Un'intera città come Norcia, in provincia di Perugia, è divenuta zona rossa e molti suoi gioielli del patrimonio monumentale italiano sono stati distrutti, come la basilica di San Benedetto, viene da piangere se ti fermi al centro della piazza stupenda che la ospita, ci sono macerie e il fumo resta anche un'ora dopo la scossa.
Rasa al suolo una frazione come Castelluccio, in tutta la zona non c'è più una sola chiesa in piedi. In Umbria gli sfollati sono diecimila. Evacuati ospedali e residenze assistenziali in varie città, tra cui Cascia. Nel Lazio ancora devastazione ad Accumoli e Amatrice, dove sono state seriamente danneggiate la torre dell'orologio e la chiesa di Sant'Agostino che avevano resistito il 24 agosto. Nella provincia di Rieti ha subito gravi danni anche Leonessa, dove è stato organizzato un dormitorio dentro una palestra per ospitare gli sfollati. In totale nella provincia di Rieti almeno 2 mila senza casa. Crolli in un borgo gioiello, come Civita di Bagnoregio, nel Viterbese. La scossa si è avvertita dall'Alto Adige, nel Veneto, in Romagna, ma anche al Sud, fino in Puglia.

IL MOSTRO
Fortissima anche a Roma: si sono fermate le metro A e B, in molti palazzi sono state rilevate delle crepe si sono aperte nei palazzi, danni alle basilica di San Paolo e alla Cupola della Chiesa di Sant'Ivo alla Sapienza, capolavoro del Borromini. Non ci sono altre vittime, ma la terza scossa, la più forte dal sisma dell'Irpinia, ha messo in ginocchio il cuore di un paese, un pezzo di terra che unisce i confini di Lazio, Umbria e Marche, ma anche l'Abruzzo. Ma il mostro, come lo chiama il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, ha soprattutto distrutto le vite e abbattuto il morale di intere popolazioni, che da due mesi convivono con le scosse, che spesso dormivano fuori per paura, e che ora dicono: «Non c'è la facciamo più».

A Norcia, nel piazzale dove sono accampati vigili del fuoco e protezione civile, ci sono state alcune crisi di panico, chi urlava perché voleva tornare nella casa inagibile a recuperare i medicinali, chi accusava le autorità di avere rimosso la zona rossa nel centro per non danneggiare il turismo, ma mettendo così a rischio le vite umane. Nelle Marche il governatore Luca Ceriscioli in tarda serata la spiega in questo modo: «Da noi ci sono almeno quattro province colpite, un territorio molto più vasto di quello del 26 ottobre, centinaia di città e paesi, almeno 25mila sfollati a cui trovare una sistemazione. E tutto ciò che avevamo fatto per organizzare la gestione dell'emergenza e della ricostruzione, viene azzerato».

ZONE ROSSE
La linea del governo è trasformare tutte le cittadine danneggiate dal sisma in zone rosse: nei paesi fantasmi non si resta, freddo e neve stanno arrivando, meglio andare negli hotel sulla costa, si tenta di convincere chi ha una casa inagibile ad accettare di trasferirsi negli alberghi, sul litorale marchigiano o dalle parti del Lago Trasimeno in Umbria, per non trascorrere l'inverno nelle tende o nelle roulotte, dare il tempo alla Protezione civile di montare le casette, il cui numero ora è destinato a triplicare, a ridosso di borghi che sono spesso solo cumuli di macerie. Oggi, probabilmente con il decreto sarà allungata la lista dei comuni inseriti nel cratere e quindi da evacuare.

CONTESTAZIONE
La reazione delle persone che hanno perso la casa è duplice: una parte scappa, non ne può più del terremoto, ha paura, corre dai parenti che abitano in altre città. «Andiamocene via di qui - racconta un signore di 86 anni - abbiamo resistito finché abbiamo potuto, ma ora vado da mio figlio a Roma».

Un'altra, consistente, è infuriata, perché non vuole lasciare la propria casa e le proprie cose. «Non troveremo più nulla, gli sciacalli porteranno via tutto. Se ce ne andiamo, è finita». Era successo a Visso, qualche giorno fa, dove in molti non sono voluti andare negli hotel sulla costa, è accaduto di nuovo ieri a Norcia, dove c'è stata una durissima contestazione, nel corso di un'assemblea al campo sportivo, al sindaco Nicola Alemanno e alla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini.

Il sindaco ha spiegato alla gente: «Ci sono tremila persone da assistere, i miracoli non li fa nessuno, bisogna andare negli hotel». Alcuni cittadini hanno reagito: «perché sono state tolte le tende che erano state montate dal 26 agosto, portateci le roulotte, vogliamo restare qui». La Marini: «Abbiamo settemila sfollati solo tra Norcia e Preci, da sistemare, come possiamo pensare di metterle nelle tende, al freddo, d'inverno? Ma qui potranno tornare, non si devono preoccupare». Più tardi sono arrivati anche il commissario per il sisma, Vasco Errani, e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio. Errani: «Non vogliamo deportare le persone, ma che possano trascorrere una notte tranquilla. Non ha senso dormire in macchina». Secondo la Protezione civile non ha senso montare le tendopoli, come era stato fatto ad Amatrice e Accumoli, perché l'inverno è alle porte. Curcio: «Lo spostamento è la soluzione migliore, non significa non tornare, non c'è però bisogno di soffrire ulteriormente».

Alla fine, mestamente, con gli operatori che chiamavano uno ad uno i nomi, la maggioranza è salita sui pullman. Altri sono rimasti a dormire nelle roulotte, perché, come ha spiegato Pietro Loretucci, 32 anni, «qui chi ha potuto se l'è comprata da anni». «Ma siamo infuriati e demoralizzati - racconta Sabatino Saviani - io ho 56 anni e ho già vissuto cinque terremoti differenti, ho pagato due mutui. Per cosa? Ma chiedete alla Sovrintendenza come ha fatto i lavori in questi anni nelle chiese che sono crollate, mentre le case sono molto danneggiate, ma sono rimaste in piedi».

VERSO LA COSTA
I pullman sono scortati da vigili del fuoco e uomini della protezione civile. Ci sono anche i residenti di Castelsantangelo sul Nera e Preci, vengono portati lontano dal cratere. Nel primo pomeriggio sono state oltre 5mila le richieste di posti letto nelle strutture della riviera del Conero e a Porto S.Giorgio, interessate anche le strutture tra Marotta e Senigallia. Mentre altri 1.500 i posti letto sono stati recuperati nella zona del Lago Trasimeno. Fino a sera alla Protezione civile arrivano richieste di cucine da campo, ma ci sono aree che è troppo pericoloso raggiungere quando è già buio. In 1.500 dormiranno nelle tensostrutture.

VERIFICHE
Adesso si dovrà ricominciare. Tutte le verifiche eseguite dai Vigili del Fuoco sugli edifici rimasti in piedi dopo le scosse del 24 agosto, dovranno ripartire. Il terremoto di ieri mattina ha completamente vanificato il lavoro sulla staticità di palazzi e strutture pubbliche nelle zone colpite. Ieri, il dispositivo, firmato dal capo del Dipartimento, Bruno Frattasi, ha messo in campo 1315 uomini, lo scorso agosto erano un migliaio.