Sgarbi e Reti televisive italiane sono stati condannati a rifondere il pm Boccassini con 25.822 euro. I supremi giudici si sono soltanto limitati a fare uno sconto di duemila euro togliendo dalla condanna originaria la pena pecuniaria prevista per la diffamazione a mezzo stampa che, ad avviso della Cassazione, non può essere applicata anche nel caso di diffamazione televisiva. Ma è stata così sostanzialmente confermata la sentenza emessa dalla Corte d'appello di Bologna il 15 marzo 2006.
In particolare Piazza Cavour, facendo proprie le motivazioni della Corte d'appello di Bologna, ha sottolineato che «Sgarbi ha superato abbondantemente i limiti della continenza sull'affare Squillante, mentre per quanto riguarda le notizie riguardanti il figlio della Bccassini ha esposto questioni non aventi alcun interesse pubblico».
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