Scajola, il gip: processo immediato per lui e Chiara Rizzo

Scajola, il gip: processo immediato per lui e Chiara Rizzo
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Martedì 5 Agosto 2014, 21:29 - Ultimo aggiornamento: 7 Agosto, 03:01

La Dda di Reggio Calabria mette a segno un primo punto ottenendo dal giudice per le indagini preliminari, Olga Tarzia, il processo con rito immediato per l'ex ministro Claudio Scajola, Chiara Rizzo ed altre tre persone accusate dei presunti aiuti alla latitanza dell'ex deputato Amedeo Matacena.

Il processo avrà inizio il 22 ottobre a Reggio Calabria. Oltre a Scajola e Rizzo saranno imputati anche il factotum di Matacena, Martino Politi e le segretarie di Scajola e dell'armatore reggino, Roberta Sacco e Maria Grazia Fiordalisi.

È stata invece stralciata dalla stessa Dda reggina la posizione di Matacena, che attualmente si trova a Dubai dopo la condanna a tre anni per concorso esterno in associazione mafiosa, quella della madre dell'ex deputato, Raffaella De Carolis, e l'ad della società Amadeus, la holding della famiglia Matacena, Antonio Chillemi, per i quali l'inchiesta va avanti.

La Procura Distrettuale antimafia di Reggio ritiene di avere raccolto elementi più che sufficienti per sostenere l'accusa in un'aula di giustizia.

Claudio Scajola e Chiara Rizzo, a distanza di tre mesi dall'arresto, si trovano attualmente ai domiciliari e la decisione del giudice è giunta proprio a tre giorni dalla scadenza dei termini della misura. Scajola, la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, ed il factotum dell'ex politico, Politi, dovranno rispondere di procurata inosservanza della pena.

La Rizzo e Politi sono accusati anche di avere schermato i beni dello stesso Matacena allo scopo di sottrarli ad un eventuale sequestro. L'ex ministro dell'Interno, in particolare, secondo il pm della Dda reggina Giuseppe Lombardo, il sostituto procuratore nazionale antimafia Francesco Curcio ed il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, si sarebbe attivato allo scopo di fare spostare Matacena da Dubai, dove si era rifugiato dopo la condanna, in Libano, ritenuto un Paese più tranquillo per evitare l'estradizione.

A confermarlo, secondo l'accusa, ci sono una serie di telefonate intercorse tra lo stesso Scajola e Chiara Rizzo, ed i contatti avuti dall'ex ministro con Vincenzo Speziali, nipote omonimo dell'ex senatore del Pdl. Un tentativo che, per la Dda, avrebbe visto Scajola giocare un ruolo da protagonista grazie ai suoi «contatti privilegiati» ed alle sue conoscenze, compresa quella con Vincenzo Speziali, che vive in Libano e sarebbe in contatto con esponenti politici libanesi di primo piano, tra i quali l'ex presidente Amin Gemayel.

Tra i numerosi documenti acquisiti nel corso delle indagini dalla Dda di Reggio Calabria ci sarebbe anche una lettera che gli inquirenti attribuiscono proprio a Gemayel nella quale si fa riferimento al trasferimento di Matacena da Dubai in Libano. Nei giorni scorsi il Gip di Reggio Calabria ha formalizzato lo stato di latitanza di Amedeo Matacena. Nelle settimane scorse la Dda ha emesso nei confronti di alcuni degli indagati degli avvisi a comparire in quanto, in sede di tribunale del riesame, l'accusa, pur senza modificare il capo d'imputazione, ha contestato nuovi fatti che non erano stati oggetto degli interrogatori fatti precedentemente con il pm.

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