Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale ed eseguito con la direzione della Dda. Campolo, sottoposto anche alla sorveglianza speciale di ps con obbligo di soggiorno per anni 4, è ritenuto vicino alle cosche reggine Audino, Zindato, Libri e De Stefano. Il provvedimento di oggi è la prosecuzione dell'operazione «Geremia» coordinata dalla Dda e condotta dal Nucleo di polizia tributaria-Gico della Guardia di finanza di Reggio Calabria.
Le indagini si erano concluse nel 2009 con l'esecuzione di cinque provvedimenti restrittivi personali nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, tra gli altri, di estorsione aggravata dal metodo mafioso e trasferimento fraudolento di valori. La Dda aveva poi delegato alla Guardia di finanza ulteriori indagini a carattere patrimoniale per individuare i beni mobili ed immobili riconducibili a Campolo. Le indagini delle fiamme gialle avevano portato a scoprire un patrimonio enorme il cui valore era non solo sproporzionato rispetto alla capacità di reddito dichiarate dall'imprenditore ma soprattutto, secondo l'accusa, derivato dalla illiceità del denaro accumulato nel corso degli anni, frutto della contiguità al circuito della criminalità organizzata. Alla luce di questo, il tribunale, nel 2010, ha disposto, nell'ambito dell'operazione «Les Diables», il sequestro - trasformato in confisca nel 2015 - di 4 imprese, 256 unità immobiliari, 14 veicoli, e 125 dipinti, stimato 327 mln complessivi; nel 2014 il sequestro di ulteriori 96 opere d'arte (quadri, dipinti e mobili), già detenute all'interno degli appartamenti sottoposti a misura patrimoniale, per un valore stimato in 105 mila euro, delle quali 32 sottoposte a confisca nel 2015; nel 2016 l'ulteriore sequestro delle opere oggi confiscate. Queste ultime sono adesso esposte nella mostra «A tenebris ad lucem - L'arte ritrovata torna bene comune».
© RIPRODUZIONE RISERVATA