Lamezia, terremoto giudiziario alla Sacal: in manette i vertici della società che gestisce l’aeroporto

L'aeroporto di Lamezia Terme
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Martedì 11 Aprile 2017, 12:02 - Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 14:16

«Un contesto di malaffare nell'amministrazione della spesa pubblica»: lo scrive, nero su bianco, la Procura della Repubblica di Lamezia Terme facendo riferimento all'inchiesta nell'ambito della quale sono finiti agli arresti domiciliari Massimo Colosimo, presidente della Sacal, la società di gestione dell'aeroporto di Lamezia Terme; il direttore generale dello scalo, Pierluigi Mancuso, e la responsabile dell'Ufficio legale e Affari generali, Ester Michienzi.

L'inchiesta ha svelato un malaffare diffuso e generalizzato, secondo quanto é emerso dall'inchiesta coordinata dal
procuratore della Repubblica di Lamezia, Salvatore Curcio, fresco di nomina tra l'altro, e condotta dalle pm Marta Agostini e Giulia Maria Scavello. Un malaffare che si sarebbe concretizzato, soprattutto, nella gestione delle assunzioni, con un'applicazione irregolare del progetto Garanzia giovani, finanziato con fondi pubblici e finalizzato ad inserire in un tirocinio retribuito, presso la stessa Sacal, solo soggetti meritevoli e rispondenti a precisi requisiti. In realtà, per la selezione dei giovani da assumere, secondo le indagini condotte dalla Guardia di finanza e dalla Polizia di frontiera di Lamezia Terme, si sarebbero seguiti criteri clientelari, accogliendo pressioni indebite di ogni tipo anche di politici locali e dirigenti pubblici. Sono stati così selezionati soltanto amici e parenti degli indagati attraverso interventi artificiosi sulle procedure di selezione previste dal bando pubblico. Non ci sarebbe stato, dunque, alcun rispetto delle regole di trasparenza che dovevano essere osservate nella gestione di una società partecipata a capitale misto pubblico e privato. La Procura ha anche disposto 40 perquisizioni a carico di altrettanti indagati.

Un aspetto ancora tutto da esplorare della vicenda riguarda le presunte responsabilità dei componenti del Consiglio d'amministrazione della Sacal. Per loro la Procura ha chiesto al Gip l'interdizione dai pubblici uffici. Una richiesta che complica non poco il quadro della situazione visto che tra i componenti della società figurano amministratori pubblici come il presidente della Provincia, Enzo Bruno, esponente di spicco del Pd calabrese. I legali di Bruno, in un comunicato, minimizzano le contestazioni mosse al loro assistito, sostenendo che «riguarderebbero esclusivamente la segnalazione di un nominativo per l'accesso ad un tirocinio formativo da svolgersi presso la stessa società».

I reati contestati a vario titolo dalla Procura sono corruzione, peculato, falso e abuso d'ufficio. I finanzieri,
inoltre, indagano anche su varie forme di concussione. Dall'inchiesta sono emersi, inoltre, numerosi episodi di
peculato da parte dei dirigenti della Sacal. Viaggi, pranzi e soggiorni per scopi personali in strutture di lusso, con i
relativi costi, spesso assai elevati, addebitati al bilancio della società. Un altro capitolo dell'indagine riguarda
l'affidamento di consulenze 'fantasmà per decine di migliaia di euro ed artefatte selezioni di personale per vari incarichi interni, tutti lautamente retribuiti con soldi pubblici ed affidati a persone, attraverso atti falsi, con requisiti
inferiori rispetto ad altre illegittimamente escluse. 

 

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