L’Aquila ferita, sette anni dopo: tra ricostruzione e declino

L’Aquila ferita, sette anni dopo: tra ricostruzione e declino
di Stefano Dascoli e Angelo De Nicola
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Aprile 2016, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 8 Aprile, 09:53

L’AQUILA A sette anni di distanza da quella notte, la ricostruzione dell’Aquila è ancora una scommessa aperta. La città devastata dal sisma del 2009 si dimena tra la prospettiva di diventare uno dei centri più belli e moderni d’Europa e un’attualità che lascia ancora irrisolte molte questioni: la disoccupazione record, la sorte delle tanto discusse new-town berlusconiane, alcune delle quali cadenti, il rischio spopolamento, la spasmodica ricerca della verità giudiziaria sui crolli che anima ancora le battaglie dei familiari delle 309 vittime che ieri sera hanno sfilato nella consueta fiaccolata notturna. 

I SEGNALI POSITIVI
L’anno che va in archivio oggi è stato senza ombra di dubbio quello in cui la ricostruzione ha viaggiato nella maniera più spedita. La sospirata certezza dei finanziamenti (il governo Renzi ha messo in campo 6 miliardi) ha consentito un flusso costante di risorse: finora, per gli immobili privati, sono stati validati progetti per 4,4 miliardi di euro, di cui quasi 2 per i centri storici. Ne servono ancora 3. La parte più antica dell’Aquila, pur con ritardi, è finalmente un brulicare di cantieri: 253 all’interno delle mura, dove si sono ricollocate finora 88 attività commerciali (sei in più rispetto allo scorso anno), gran parte delle quali (43) ristoranti, bar e locali. Per l’autunno è annunciato un grande evento inaugurale con un’altra sessantina di coraggiosi pronti a investire. Certo, dovranno vedersela con il futuristico tunnel dei sottoservizi, il cunicolo ad altezza d’uomo scavato sotto il livello della strada in cui viaggiano le utenze, anche la fibra ad altissima velocità. Un appalto da 80 milioni che costringerà molti esercenti a chiudere o a ricollocarsi di nuovo: l’ultimo, in ordine di tempo, è lo storico bar Nurzia, che proprio oggi abbandonerà il locale che coraggiosamente ha sfidato i puntellamenti già a dicembre 2009. 

I NODI
E’ questa, oggi, la grande incognita del centro storico: piccole oasi di normalità tra i cantieri, immensi sacrifici di chi non vuole mollare, parecchi uffici pubblici, un grande “appeal”, ma ancora poche decine di residenti. Si riuscirà mai a ripopolare? Se sì, in che tempi? E’ vero, come dice Italia Nostra, che finora la ricostruzione è stata un’occasione mancata per le troppe brutture conservate dov’erano e (quasi) com’erano?
Il sesto centro monumentale d’Italia ha progetti approvati per i tre quarti dei suoi beni: spiccano, tra quelli completati, la chiesa di San Bernardino e la suggestiva riscoperta della cinta muraria. Per la basilica di Collemaggio i lavori sono agli inizi. Altri luoghi simbolo saranno presto pronti: tra questi il Teatro e palazzo Ardinghelli, dove andrà una sede distaccata del Maxxi. In generale il centro dell’Aquila è ancora soprattutto il luogo della movida e dei grandi eventi, ma si fatica a trovare la normalità negli altri giorni: il via vai degli operai è incessante, il rumore dei martelli anche, ma i numeri sono clamorosamente impietosi. 

LA CRISI
La Cisl di recente ha denunciato un calo delle ore lavorate (-5,28% rispetto al 2014) e la diffusione della manodopera irregolare nei cantieri in cui meno del 50% degli occupati arriva dalla provincia (4.418 contro i 9.646 totali, di cui 2.666 stranieri). La crisi, in questo senso, è addirittura paradossale visti i flussi finanziari: per la Cgil la disoccupazione è più alta della media italiana (15 contro 12,7%), quella giovanile è alle stelle (50%), c’è il boom degli ammortizzatori sociali (+20%). 
Da dove ripartire? In questo quadro in chiaroscuro dà fiducia la statistica diffusa dal Cresa, il centro studi economici della Regione: dopo il brusco calo di alunni a seguito del terremoto, quasi mille nel 2011, dal 2008 a oggi mancano all’appello solo 381 studenti (da 11.917 a 11.536). Un “miracolo” che smentisce anche le funeste analisi sullo spopolamento complessivo. Sul fronte della ricerca, uno degli asset decisamente strategici, è stata stabilizzata la scuola internazionale Gran Sasso Science Institute, mentre l’Ateneo continua invece a soffrire il calo degli iscritti (da 24 mila ai 18 mila attuali), anche per il ritorno della tassazione ordinaria. 
 
I BALCONI E GLI SFRATTI
Sette anni sono tanti. Si sentono tutti in molte new town costruite in gran fretta dopo il sisma: il crollo dei balconi e la qualità degli isolatori hanno solleticato l’attenzione della magistratura. Il caos-consumi ha provocato una voragine nei conti del Comune, gli sfratti per morosità continuano e il sindaco ha annunciato la volontà di un maxi abbattimento. Il fronte giudiziario resta caldissimo per il rischio infiltrazioni e i casi (non tanti, in verità) di corruzione negli appalti che hanno riguardato politici e imprenditori. Sette anni sono tanti, ma non dimenticano certo i familiari delle vittime, di nuovo in piazza contro il rischio prescrizione nel filone bis del processo Grandi rischi in cui è coinvolto Bertolaso e per far capire che le sei assoluzioni in Cassazione degli esperti della Commissione (con la sola condanna di De Bernardinis) «non smontano l’operazione mediatica che ha portato alla morte di 309 persone». 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA