Rivelazione della madre di Ragone sul commilitone indagato per il duplice omicidio:
«Giosuè Ruotolo ci ha avvicinato dopo l’omicidio, in albergo. Ci ha detto che aveva fatto un prestito a mio figlio; gli ho chiesto di quanto si trattava e mi ha detto che erano 25 euro. Ma a quel punto un commilitone è intervenuto dicendo di lasciarlo perdere».
Eleonora Ragone conferma così al telefono quanto anticipato venerdì sera durante la trasmissione Quarto Grado, in onda su Rete 4.
Intanto accusa e difesa attendono la prossima settimana durante la quale potrebbe esserci una svolta decisiva nelle indagini con l’arrivo dei primi esiti degli accertamenti effettuati dai carabinieri dei Ris sull’auto di Ruotolo e su alcuni indumenti sequestrati al commilitone e coinquilino (fino all’arrivo di Teresa) di Trifone.
Occhi puntati soprattutto sulla traccia trovata nell’allacciamento della cintura di sicurezza che potrebbe essere decisiva, in ogni direzione la si valuti. E in mezzo a luminol, sms, telefonini e tempistiche resta ancora avvolto nel mistero il movente, la causa scatenante capace di trasformare una persona in un brutale assassino in grado di puntare la pistola in faccia a due giovani e sparare a sangue freddo. Questioni passionali? Motivi di denaro? Segreti condivisi che non dovevano essere svelati? Cosa mai può essere accaduto tra Trifone e il suo assassino? Il procuratore Marco Martani, che ha affidato le indagini ai pm Matteo Campagnaro e Pier Umberto Vallerin, ha chiarito da subito che il movente potrebbe essere una sciocchezza, uno stupido alterco. Ma gli inquirenti non sembrano escludere nemmeno la pista di un odio covato da tempo, di un rancore diventato rabbia lucida e omicida.