Prima di capire chi, bisogna capire perché. È la prima risposta dei magistrati del pool di magistrati che indagano sul crollo del ponte Morandi, a Genova, a chi pone le due domande di rito: se ci sono indagati e di cosa sono accusati. I riflettori sono dunque puntati sui due ingegneri, consulenti della procura, che dovranno capire, attraverso i filmati acquisiti dalla polizia giudiziaria, le perizie sul cemento e l'acciaio repertati, le testimonianze rese da chi quel giorno c'era e magari la tragedia l'ha scampata per un pelo, cosa ha tirato giù alle 11.36 del 14 agosto quel maledetto ponte.
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Le cause, dunque: quelle meccaniche, soprattutto. Esclusi i fulmini e altre ipotesi di fantasia, esclusa forse la pioggia battente (quel giorno, in 5 minuti sono caduti 12 mm d'acqua), resta da capire cosa abbia causato il crollo. Alcune ipotesi. I cavi degli stralli che il Politecnico di Milano segnalava con un "lento trend di degrado" con una "riduzione d'area totale del 10-20%", oppure un carico eccessivo "sugli altri elementi strutturali del viadotto che hanno evidenziato lesioni, presenza di umidità, fenomeni di distacchi, dilavamenti, efflorescenze, fenomeni di ossidazione e ammaloramenti in genere". "Ammalorare", un vocabolo che si usa solo in edilizia e significa "ridotto in cattive condizioni". Ecco dunque che arriva il giallo del carroponte che, secondo gli inquirenti, avrebbe potuto caricare ulteriormente una soletta già ridotta male.
Prima teoria: il piano stradale si è ritorto, innescando un sovraccarico dello strallo che, proprio perché in cattive condizioni, non ha sopportato il peso e si è strappato determinando il crollo. Seconda teoria, lo strallo ha ceduto per il peso della soletta sovraccaricata dal macchinario e ha innescato il cedimento. Ma in serata Hubert Weissteiner, il direttore della Weico di Velturno, la ditta che stava lavorando sul ponte crollato a Genova, ha detto che il carroponte non c'era ancora: gli operai avevano appena finito di installare i binari sui quali avrebbe dovuto lavorare la struttura. E comunque, il carroponte - che «pesa un quarto di un tir» - non era in funzione. Ma c'era o non c'era? Gli esperti della procura dovranno accertare anche questo. I consulenti dei pm dovranno occuparsi anche di tutta la parte documentale sequestrata in questi giorni, oggi anche al Provveditorato per le opere pubbliche.