Frati dell'Immacolata, una suora racconta fustigazioni e voti scritti con il sangue

Frati dell'Immacolata, una suora racconta fustigazioni e voti scritti con il sangue
di Federica Macagnone
4 Minuti di Lettura
Martedì 5 Gennaio 2016, 18:53 - Ultimo aggiornamento: 6 Gennaio, 19:02
Autoflagellazione e voti scritti con il sangue su una cartolina, con uno stile che richiama l'affiliazione alle cosche mafiose. Si rimpingua di una nuova testimonianza l'inchiesta sull'Istituto religioso dei frati dell'Immacolata: un'altra suora che ha raccontato al Corriere della Sera i suoi anni nel convento, mostrando quella cartolina, marchiata con il proprio sangue, con il quale "giurava fedeltà" ai valori della sua nuova vita.

Aveva solo 17 anni quando nel 1996 entrò nel convento dei francescani dell’Immacolata: con l'eccitazione tipica dell'età e il cuore colmo di gioia per essere riuscita, dopo pochi anni a prendere i voti, non ci pensò due volte a pungersi un dito e intingere un pennino nel sangue per scrivere i propri voti. Con una fiducia estrema nelle sue superiori e in padre Stefano Maria Manelli , scrisse con calligrafia tremante quelle sette righe su una cartolina in cui era raffigurata la Madonna.

«Ero emozionata, la mano mi tremava. Era un modo per sentirci legate per sempre a quella vita e al Signore. Lo chiamavamo patto di sangue – ha raccontato la suora in una videointervista al Corriere della Sera - Ci dicevano che dovevamo tornare alle origini e noi volevamo farlo. E’ una pratica che abbiamo fatto in tante, soprattutto noi che eravamo le "prime suore". Oggi credo non si faccia più. Ecco perché le attuali suore dicono di non saperne nulla. Di queste cartoline credo ce ne siano poche perché ci dicevano di distruggerle o farle sparire dopo aver eseguito il patto. Io ne ho fatte due. Una non riesco a trovarla, l’altra, quella più importante fatta il giorno in cui presi i voti, l’avevo conservata a casa dei miei genitori».

L'altro voto scritto con il sangue delle suore e dei frati francescani dell’Immacolata era quella di un'altra sorella che aveva mostrato la sua promessa sempre al Corriere: all'indomani di quella testimonianza che dipingeva un affresco della vita nei conventi sparsi in tutto il mondo e facenti capo a padre Stefano Maria Manelli, fondatore dell’istituto di diritto pontificio, molti, tra frati e suore, avevano raccontato la loro esperienza: e così, in breve tempo, erano emerse storie di plagio, di cartoline scritte con il sangue, marchi a fuoco, cibi scaduti e penitenze estreme con fruste e chiodini. «Quello che hanno raccontato le mie consorelle è tutto vero – ha continuato la suora - I marchi a fuoco non li ho visti, ma mi dicono che erano prerogativa delle suore che si trovavano in clausura, i cibi scaduti invece erano una pratica costante. Ce li facevano mangiare e dicevano che dovevamo offrirli a Dio. Se questo sacrificio fosse stato sincero, non ci sarebbe successo niente. Invece io sono stata molto male e ho avuto seri problemi all’addome».

Diverse storie sono state raccolte in un dossier, elaborato dal commissario apostolico del Vaticano, padre Fidenzio Volpi, nominato nel 2013 dopo la sospensione da parte di Papa Francesco, del superiore Padre Stefano Manelli. Dopo il decesso di monsignor Volpi avvenuta lo scorso giugno, il legale che lo stava seguendo, Giuseppe Sarno, depositò tutto il materiale alla Procura di Avellino, poiché la sede dell’Istituto si trova a Frigento, nell’avellinese: da quel momento la pm Adriana Del Bene, con il coordinamento del procuratore Rosario Cantelmo, ha disposto indagini: proprio durante le feste natalizie i carabinieri hanno sentito alcune ex religiose come persone informate sui fatti. Secondo le prime indiscrezioni, le ex suore avrebbero raccontato di comportamenti ambigui di Manelli che potrebbero essere presi in considerazione dagli inquirenti come casi di violenza sessuale ai quali si aggiungono intimidazioni e le modalità di raccolta dei soldi presso i "benefattori".

Enrico Tuccillo, avvocato di Manelli (che continua a sostenere che si tratta di accuse false e ha chiesto di incontrare il Papa), ha sempre difeso con forza il suo assistito tacciando le accuse come calunnie e ha presentato tre querele contro ignoti. Ma l’Istituto dei frati francescani dell’Immacolata è finito nella bufera anche per la gestione del patrimonio: un'indagine per truffa aggravata e falso ideologico, ha portato il 26 marzo scorso, al sequestro di 30 milioni di euro a due associazioni legate all’istituto, beni, tuttavia, dissequestrati recentemente dalla Cassazione.

Qualche mese fa, intanto, Papa Francesco con un decreto a firma del prefetto Joao Braz Card. de Aviz e dall’Arcivescovo segretario Josè Rodriguez Carballo, ha dispensato «tutti i membri religiosi dei frati francescani dell’Immacolata e delle suore francescane dell’Immacolata ed eventuali associati di questi istituti, dal voto privato (o promessa) di speciale obbedienza alla persona del fondatore».
© RIPRODUZIONE RISERVATA