Bruna, probabilmente, ha cercato di difendersi dall'aggressore prima di essere uccisa. Successivamente è scoppiato l'incendio, forse provocato proprio dall'assassino per cancellare le prove. I carabinieri, che ieri hanno compiuto un nuovo sopralluogo nello studio estetico, stanno indagando sulle ultime ore di vita della donna. Non si esclude che l'omicida sia una persona che l'estetista conosceva. Forse un cliente o qualcuno che lei frequentava. Attraverso i tabulati telefonici si cerca di risalire agli ultimi contatti della giovane che in passato aveva avuto esperienze tormentate ma che con l'apertura del centro estetico stava cercando di rifarsi una vita.
Prima di aprire in proprio il centro Arwen, Bruna Bovino aveva lavorato fino a due anni fa come dipendente in un altro centro massaggi a Triggiano (Bari). Qui era rimasta coinvolta in una vicenda di induzione e favoreggiamento della prostituzione ed era parte civile nel processo in corso a Bari nei confronti del suo ex datore di lavoro. Avrebbe dovuto testimoniare il prossimo 25 febbraio. Dopo quella brutta esperienza, che l'aveva segnata, aveva cambiato vita ed aveva avuto anche una bambina.
La donna aveva anche un altro figlio, di dieci anni, avuto dall'ex marito, che ieri ha deposto un mazzo di fiori dinanzi all'ingresso del centro estetico. L'uomo è stato ascoltato dagli investigatori così come diversi altri conoscenti e amici di Bruna. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Antonino Lupo con il procuratore aggiunto Lino Giorgio Bruno. Nel giro di tre mesi questo è il terzo femminicidio avvenuto a Bari e in provincia: a settembre la psichiatra Paola Labriola è stata uccisa da un paziente a coltellate a Bari, mentre un mese fa una donna di 60 anni, Caterina Susca, è stata assassinata in casa sua a Bari da un giovanissimo immigrato. In entrambi i casi i presunti responsabili sono stati arrestati.
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