ROMA - Non è uomo che ami le metafore, Antonio Azzollini. Il suo temperamento sanguigno lo conoscono in molti, al Senato, dove l'ex forzista, passato al Ncd, ha avuto uno scranno in Commissione bilancio dal lontano 1997 e ne è presidente dal 2008.
Facile immaginare come Azzollini abbia accolto la richiesta di arresti domiciliari che ieri il gip di Trani ha inoltrato a Palazzo Madama ritenendolo a capo di un «gruppo di potere» che avrebbe «saccheggiato» le casse della Congregazione Ancelle della Divina Provvidenza causandone un ”buco” da 500 milioni di euro, oltre 350 dei quali costituiti nei confronti dello Stato. Gli inquirenti gli contestano l'associazione a delinquere, il concorso in bancarotta fraudolenta e la corruzione per induzione. Accuse pesanti, che l'ex sindaco di Molfetta condivide, a vario titolo, con altri nove arrestati, tra cui due suore della Congregazione. Perché la Casa della Divina Provvidenza nasce come struttura sanitaria per malati psichici con sedi a Bisceglie, Foggia e Potenza. Ma con gli anni sarebbe diventata un ”forziere” per assunzioni clienterali, stipendi e consulenze d'oro.
I TONI DEL CAPO
L'irruente temperamento di Azzollini emerge dalle 557 pagine di ordinanza da ieri alla Giunta per le autorizzazione del Senato. «Da oggi comando io.
IL SACCHEGGIO
Le intercettazioni di Azzollini non sono agli atti dell'ordinanza e probabilmente gli inquirenti chiederanno alla Giunta di utilizzarle, come già accaduto in passato per l'inchiesta sul porto di Molfetta in cui il senatore è stato indagato. In quel caso l'aula respinse l'autorizzazione, grazie anche con i voti del Pd. Ad accusare Azzollini sono intercettazioni di altri indagati e ad alcune testimonianze. «Hanno fatto assunzioni selvagge...dal 2007 al 2010-11 hanno assunto circa 260 persone...non si erano limitati a un numero, diciamo così, che poteva essere accettabile», farà mettere a verbale un testimone. Ma non solo. Azzollini e gli altri scelgono i fornitori, compiono «epurazioni per compiacere i politici», dettano linee strategiche e impartiscono ordini, gestiscono i rapporti con le banche. Nell'elenco delle persone assunte finiscono amici, amanti e figli.
Tra gli indagati per concorso in bancarotta fraudolenta compare anche il deputato foggiano Raffaele Di Gioia (Psi-Gruppo Misto) per un episodio di elargizioni in denaro da parte dell'ente alla figlia Silvia (anche lei indagata), dipendente in uscita mentre si stavano predisponendo piani di licenziamento per mille persone.
Forte del suo ruolo in Commissione Bilancio Azzollini avrebbe consentito nel corso degli anni la proroga della sospensione degli oneri fiscali e previdenziali in favore della Congregazione. E più di recente - scrive il gip - avrebbe ”orchestrato” manovre per affiancare al commissario straordinario nominato dal Mise altri due soggetti «di suo gradimento».
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