Crac delle cliniche pugliesi, Orfini: Pd voterà a favore del'arresto. Poi frena: valuteremo

Crac delle cliniche pugliesi, Orfini: Pd voterà a favore del'arresto. Poi frena: valuteremo
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Giovedì 11 Giugno 2015, 18:57 - Ultimo aggiornamento: 12 Giugno, 08:26

Il caso del senatore Ncd Antonio Azzollini - di cui la procura di Trani ha chiesto l'arresto per il crac delle cliniche della Divina provvidenza - mette alla prova gli equilibri nel governo: il Pd, tramite il suo presidente Matteo Orfini, ha detto di ritenere «inevitabile» il voto favorevole del partito sulla richiesta di arresto.

La richiesta di arresto trasmessa al Senato dalla procura di Trani per Azzollini potrebbe arrivare all'esame dell'Aula già entro l'estate.

L'ufficio di presidenza della Giunta per le immunità adotta infatti il calendario proposto dal presidente Dario Stefano che punta a concludere i lavori della Giunta entro il 24 giugno. Poi toccherà all'Assemblea dire la parola definitiva. Ma lo scontro politico che si è aperto in queste ore tra Pd, da una parte, e Ncd-FI-Gal, dall'altra, dopo le dichiarazioni di Orfini, rende difficile, al momento, fare previsioni.

«Mi pare abbastanza evidente. Credo che di fronte a una richiesta del genere si debbano valutare le carte ma mi pare che sia inevitabile votare a favore dell'arresto», ha detto Orfini a chi gli chiedeva cosa farà il partito quando arriverà al voto la richiesta di arresto di Azzollini.

Il «timing» dell'esame del caso potrebbe essere più o meno questo: si comincia martedì 16 alle 20 e si va avanti, spiega Stefano, con due sedute a settimana,«probabilmente fino al 24». Un tempo in cui dovrebbe venire ascoltato Azzollini che potrebbe depositare anche una sua memoria.

«Sono questioni troppo gravi, i tempi devono essere per forza rapidi», spiega Michele Giarrusso (M5S). Di parere opposto, il capogruppo Gal Mario Ferrara che parla di «fretta eccessiva» e che durante la riunione, secondo quanto riferito dai partecipanti, attacca duramente Stefano minacciando più volte

di abbandonare i lavori per protesta.

Al di là della questione tecnica, che non sarà facilissima da risolvere visto che si tratta di 600 pagine di ordinanza sulle quali la Giunta si dovrà pronunciare «in punta di diritto», è l'aspetto politico che rende il caso di Azzollini esplosivo.

Come dimostrano i primi segnali che arrivano da «Ap-Ncd» e FI: i componenti dei due gruppi non si presentano in Giunta anche «per protestare contro la frase infelice di Orfini». È questa infatti la miccia che apre lo scontro tra i Dem e gli alleati di governo alfaniani. Con Gaetano Quagliariello che va su tutte le furie. È «politicamente grave», tuona. Mentre si alza un coro di proteste dall'intero partito. «Orfini straccia la Costituzione» commenta Giovanardi. «Spero che le sue parole siano state interpretate male», dice il capogruppo Renato Schifani. «Azzollini e il pm non hanno buoni rapporti», azzarda Maurizio Lupi.

Alla fine, Orfini corregge il tiro e telefona a Quagliariello: si deciderà «in modo non pregiudiziale», assicura, e solo «dopo attenta lettura delle carte». È vero che Schifani aveva anche sostenuto che «non ci saranno comunque conseguenze sulla tenuta del governo», ma non si sa mai.

La questione, infatti, è spinosa visto che in Ncd si avverte che in caso di «sì» all'arresto da parte del Pd, «Alfano non riuscirà a tenere la pancia del partito. In molti potremmo rivoltarci contro Renzi e finire tra le braccia di Berlusconi», che tra l'altro «non vede l'ora di tornare a votare con il Consultellum» anche per evitare «l'abbraccio mortale di Salvini». Un po' come accadde nel 2008 con l'Udeur di Mastella che fece cadere il governo Prodi dopo essere stato coinvolto in un'inchiesta giudiziaria con la moglie.

Scenari di guerra a parte, Azzollini assicura che rispetterà il calendario della Giunta e che si difenderà in ogni sede. Ma soprattutto non smette di lavorare, anche se la commissione Bilancio dà i pareri alla riforma della scuola, ma solo sui primi due articoli.

Tra i Dem, infatti, non si nasconde la preoccupazione che il «capitolo pareri» possa andare per le lunghe, così come accadde quando il Senato dovette pronunciarsi sulla richiesta di uso delle intercettazioni di Azzollini, sempre dai giudici di Trani. Fino a quando l'Aula, con il voto Pd, non disse «no» alle toghe, non arrivarono i pareri né al Jobs act, né all'Italicum.

Sui numeri della Giunta comunque non dovrebbero esserci problemi: Pd e M5S totalizzano 12 voti, mentre l'asse Ncd-Gal-FI 7. Unica incognita: il socialista Enrico Buemi («Se il voto è politico a cosa servono gli atti giudiziari?») ed Erika Stefani della Lega. Ma anche con loro si arriverebbe a quota 9. Diverso il discorso in Aula, dove tra l'altro, pende come sempre la spada di Damocle del voto segreto.

«Guarderemo le carte con attenzione lo faremo senza pregiudizi e poi decideremo, senza pregiudizi ripeto, ma senza sconti per nessuno come abbiamo già dimostrato in altre occasioni», ha detto anche Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd, secondo il quale non ci sono rischi per la maggioranza.

Sulla richiesta di arresto di Azzollini, Guerini ha detto: «Vedremo, leggeremo le carte le guarderemo con grande attenzione; non abbiamo pregiudizi politici e non facciamo sconti a nessuno». Sulle tensioni nella maggioranza legate alla vicenda, per Guerini «c'è bisogno di andare avanti e di governare il Paese e di guidarlo bene insieme con tutti. Credo che questo passaggio non sia da porre sul piano politico. Si tratta - ha concluso - di un'altra cosa che affronteremo con la responsabilità che ci ha sempre caratterizzato, con grande attenzione grande impegno al di là della decisione che ci sarà alla fine e che sarà oggettiva come dimostrato anche quando ha interessato qualcuno del Pd».