La risposta del ministro Bonafede arriva su Facebook: «La polemica non mi interessa, c'è veramente tanto lavoro da fare sulla Giustizia in Italia e sono concentrato solo su quello». «Forse - aggiunge il ministro - c'è qualcuno a cui sarebbe piaciuto vedere ancora celebrare i processi in un tendone». Tutte le parti in causa - aggiunge - sono state informate «passo dopo passo, addirittura fino al momento prima di recarmi a Palazzo Chigi per presentare il decreto legge in Consiglio dei Ministri. E in quelle telefonate nessuno ha sollevato alcuna perplessità sulla sospensione dei processi». Non la pensano così i magistrati. «Constatiamo che la problematica barese non è stata risolta. Il decreto legge non risolve, anzi aggrava la situazione» ha detto il segretario dell'Anm, Alcide Maritati, aprendo i lavori della riunione straordinaria del Comitato direttivo centrale. Il presidente nazionale dell'Anm, Francesco Minisci, ha invece evidenziato come «la sospensione dei termini - prevista dal decreto - è un accessorio rispetto al tema principale». Il presidente della Giunta distrettuale di Bari, Giuseppe Battista, ritiene che il decreto sia «una soluzione peggiore del problema».
Per l'Anm, la criticità principale è rappresentata dalla mancata individuazione di un immobile che possa consentire anche solo le attività urgenti.
I due edifici dove dovrebbero trasferirsi immediatamente gli uffici giudiziari penali, via Brigata Regina e l'ex sede distaccata di Modugno, sono sufficienti ad accogliere appena un quinto dei magistrati della Procura e metà di quelli dell'ufficio gip, ipotizzando una turnazione del personale amministrativo. «Inaccettabile e inammissibile» per Minisci e per i capi degli uffici baresi. Particolarmente duro il procuratore, Giuseppe Volpe, che definisce il decreto «uno spot». «Vorrei capire - dice - se siamo di fronte a trascuratezza, incompetenza o forse malafede», ipotizzando danni erariali che dovranno essere valutati dalla Corte dei Conti.
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