Sono le "altre" elezioni del 25 settembre. Rimaste sullo sfondo del voto nazionale, almeno al di fuori dei confini dell'isola. Sei candidati per una poltrona: quella di futuro governatore della Regione Sicilia. Inizialmente in calendario per l'autunno inoltrato, il voto è stato anticipato dalle dimissioni del presidente Nello Musumeci, di Fratelli d'Italia, che ha rinunciato all'incarico con un paio di mesi di anticipo dalla scadenza naturale, per consentire una tornata unica con le Politiche.
Una sfida apertissima, quella per Palazzo d'Orleans.
Dunque, alla fine l'accordo è stato trovato sul nome di Schifani. Che secondo le rilevazioni, sarebbe in testa al gradimento dei siciliani, accreditato di percentuali che vanno dal 27% (secondo un sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera) fino al 42 (stando a Noto sondaggi). Seguono gli sfidanti, con percentuali che ballano molto tra una rilevazione e l'altra. Il centrosinistra schiera Caterina Chinnici, europarlamentare del Pd e magistrato come il padre Rocco, che fu promotore del pool antimafia e fu ucciso da cosa nostra nel 1983. A sostenerla, oltre ai dem, anche i Centopassi di Claudio Fava, mentre è venuto meno l'appoggio del M5S (che l'aveva scelta insieme al Pd alle primarie del 23 luglio).
Chinnici, per Noto, sarebbe al momento seconda con il 25% del gradimento. Terza, invece, secondo Ipsos, intorno al 22%. Superata dal candidato fuori dai blocchi Cateno De Luca, sindaco di Messina con un passato da centrista e fondatore del movimento Sud chiama nord (a cui aderisce anche l'ex Iena Dino Giarrusso). De Luca è dato in una forbice di consensi che va dal 12 al 23%. Seguono i Cinquestelle con Nuccio Di Paola, capogruppo all'assemblea regionale siciliana, accreditato tra il 15 e il 19% dei voti. Percentuali che fanno ribollire di rabbia i dem siciliani, convinti che la scelta del "campo largo" Pd-M5S (poi rinnegata dai grillini dopo la rottura dell'asse a livello nazionale) fosse quella giusta per sfilare la Regione alla destra.
Chiudono la lista degli aspiranti governatori Gaetano Armao, attuale vicepresidente (Terzo polo), dato intorno al 4-5%, ed Eliana Esposito dei Siciliani Liberi. Mentre il Tar ha escluso dalla corsa il settimo candidato, Fabio Maggiore di Italia sovrana e popolare.
Ma al voto mancano ancora due settimane. E nessuno scenario è escluso. Anche perché la legge elettorale siciliana prevede un meccanismo piuttosto semplice per la scelta del presidente: viene eletto chi ottiene un consenso in più degli altri, portandosi a casa un premio di maggioranza di sette deputati (così si chiamano i consiglieri regionali dell'Ars). La sfida sull'isola, insomma, è più che mai aperta. E nei prossimi giorni la Sicilia vedrà un gran viavai di leader nazionali, decisi a tirare la volata ai loro candidati. Fino all'ultimo voto.