Dal Papeete al Papeete. Ma il Papeete di quest’anno, per Salvini che lì si è andato rifugiare dopo il voto contro di lui in Senato, è tutto diverso da quello di 12 mesi fa. Allora era lanciatissimo con il 40 per cento dei voti nei sondaggi e i “pieni poteri” quasi in mano, se non fosse stato proprio per il suicidio del Papeete in cui Salvini aprì la crisi di governo e ne uscì senza più il governo.
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Mentre ora che sulla spiaggia di Milano Marittima è tornato, Matteo sembra triste, solitario y final anche se cerca di non darlo a vedere. Fa i tuffi e beve cocktail, fa selfie ma non più come prima e ieri è anche andato in bici twittando: «Pedalare e non arrendersi mai, per l’Italia e per gli italiani, senza paura». Ma è evidente a tutti, a Milano Marittima, che l’aura del vincente, il vento in poppa e il tocco magico Salvini non li ha più. Ha uno spleen, una malinconia mascherata da sorriso, un’inquietudine malcelata.
Pedalare, e non arrendersi mai! Per l’Italia e gli Italiani, senza paura😊 pic.twitter.com/yIQleqkesK
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) July 30, 2020
Due processi che si stanno per aprire (quello per la nave Gregoretti comincerà il 3 ottobre), la Meloni che cresce, il caso Fontana più le altre inchieste sulla Lega in Lombardia e via dicendo. «Io qui mi rilasso», dice Salvini tra un bagno e l’altro. E ancora: «La gente mi vuole bene e solo il popolo mi può giudicare». Ma non c’è più al Papeete la musica tecno che lo inebriava e quella versione trance-dance dell’inno di Mameli che sembrava dover accompagnare da una consolle la sua definitiva presa del potere italiano e anche a causa del Covid non ci sono più neppure gli assembramenti intorno al Capitano a torso nudo. Tutto più intimo, tutto più crepuscolare.
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Come i pensieri che affollano la mente di Matteo. Arriverà o non arriverà a Milano Marittima anche Francesca, la sua fidanzata, la giovane Verdini, a fargli un po’ di compagnia? E come spiegare ai figli, tra una biciclettata e un tuffo, che papà va a processo? «Su questo non c’è problema - assicura Matteo - perché ho già detto loro che sono accusato per una cosa giusta e bella che rifarei: la difesa della patria. E possono essere orgogliosi di me».
Altre inquietudini sente il leader lumbard. In queste settimane nel Carroccio ci si è resi conto che la candidata in Toscana per le regionali del 20 settembre, Susanna Ceccardi, è debole, almeno quanto lo era Lucia Borgonzoni in Emilia. E questo spaventa in chiave tutta interna al centrodestra: se Raffaele Fitto in Puglia o Francesco Acquaroli nelle Marche dovessero farcela, e la Ceccardi no, sarebbe un’altra stoccata, forse decisiva, da parte della Meloni.
Quanto al Veneto, lì Luca Zaia sta cercando di dirottare alcuni dei suoi dalla sua lista civica a quella della Lega, per non far sfigurare troppo il partito. In quella regione, infatti, c’è la coda di dirigenti leghisti per entrare nella lista Zaia, data tra il 38 e il 40 per cento, con la Lega ferma al 15. E insomma nella vita di un politico ci sono momenti un po’ così. In cui tutto gira un po’ storto. Ma un po’ di mare fa bene allo spirito e al fisico. E al Papeete con lui c’è il figlio Federico. Ci sono gli amici. C’è il suo sodale, l’eurodeputato leghista Massimo Casanova, patrono del lido romagnolo, che dice: «A Matteo lo hanno mandato a processo gli stessi uomini e donne che condivisero l'azione di governo del ministro dell'Interno. È proprio vero che la politica è sangue e merda: noi ci mettiamo il sangue. Gli altri decidete voi».
Chissà se il riferimento, parlando degli “altri”, è soprattutto a Renzi. Perché Salvini è delusissimo da lui. Aveva sperato nell’aiuto renziano per il voto in Senato. E ora non fa che dire dell’altro Matteo: «È un Alfano minore, che crede di esistere nel Palazzo e non conta niente nel Paese», «ha la credibilità di una pianta grassa», «non si fidano di lui neppure i suoi genitori», «non gli parlerò mai più».
E comunque: vedendolo sulla spiaggia in queste ore, Salvini sembra leggermente dimagrito. Asciugarsi un po’, anche nello stile, nelle ambizioni politiche, nelle dichiarazioni roboanti, può risultare una cura rigenerante. Ma Matteo è Matteo da sotto l’ombrellone non smentisce se stesso: «Mandarmi a processo è stato un boomerang. Pd, Renzi e M5S hanno fatto un regalo agli scafisti. E gli italiani, tra gli scafisti e me scelgono il sottoscritto. Ride bene chi ride ultimo».
Ps: è capitato questo a Salvini ieri sera, uscito dall’acqua.
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