Roma candidata a Expo 2030, ritorno economico da 45 miliardi: dall’anello ferroviario alle strade

Roma verso l’Expo 2030: «Affare da 45 miliardi»
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 29 Settembre 2021, 00:02 - Ultimo aggiornamento: 11:56

Ci sono 45 miliardi di buoni motivi per strappare a Busan o a Mosca l’organizzazione dell’Expo 2030. Perché è di 45 miliardi di euro il potenziale impatto complessivo sulla città di Roma, se riuscirà a ospitare l’evento. Questa è la prima stima realizzata dal comitato promotore con alcuni economisti dell’università Luiss sullo sbarco dell’Esposizione universale nella Capitale.

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Certo, e indipendentemente da quello che deciderà il Bie (il Bureau International des Expositions) nel 2023, dopo anni di vacche magre sul fronte degli investimenti, prima con il Pnrr quindi con i fondi per il Giubileo del 2025 e quelli del Bimillenario della Croce del 2033, sulla Città eterna pioveranno almeno 15 miliardi per costruire o ricostruire strade, metropolitane, linee tramviarie, centri direzionali e autostrade digitali già in parte previsti o finanziati.

Ma con Roma Expo 2030 la Capitale potrebbe avere un volto nuovo: sarà una città policentrica con nuovi quartieri e i “vecchi”, ormai soffocati dal turismo mordi e fuggi, rivitalizzati; le distanze saranno abbattute grazie alle infrastrutture che oggi mancano; grazie a questa vetrina internazionale arriveranno imprese straniere innovative, attirate per esempio da un sistema universitario d’eccellenza oggi poco sfruttato dal privato e che a breve si darà un suo Politecnico, pronto a sua volta a dare idee per la kermesse.

Non a caso il tema scelto per Roma Expo 2030 è la “città orizzontale: rigenerazione urbana e società civile”, che vuol dire creare soluzioni per rendere più ecosostenibile la vita di tutti giorni. Va da sé che in questo decennio Roma e il governo nazionale non devono sbagliare un colpo nella gestione del Pnrr, nell’organizzazione del Giubileo 2025 o del Bimillenario della Croce, nella conquista dell’Expo 2030. L’ambasciatore Giuseppe Scognamiglio, chiamato dalla sindaca Virginia Raggi per far partire la macchina dell’Expo, non a caso spiega: «Questo decennio servirà a riportare Roma competitiva rispetto alle altre capitali del mondo. Abbiamo occasioni irripetibili, correlate tra loro». La struttura guidata dall’ambasciatore Scognamiglio e alcuni economisti della Luiss hanno calcolato ritorni economici dall’Expo di 45 miliardi di euro. Dei quali 2,5 miliardi di euro per i cosiddetti effetti economici diretti (biglietti venduti, sponsorizzazioni, food & merchandising), altri 7,3 dalla fiscalità (Iva, Irpef o Irap), 24,1 miliardi gli incassi per alberghi, ristoranti o società di trasporti, 11,1 miliardi in più di valore del patrimonio cittadino. Poi ci sono i riflessi sul futuro. Da fonti governative, rimbalzava l’ipotesi di investimenti pubblici e privati (fortissimi saranno quelli delle nazioni per i loro padiglioni) superiori ai 13 miliardi di euro. Due miliardi poi per la parte più strutturale dagli enti italiani coinvolti.


LE AREE

 

L’Expo a Roma si dovrebbe tenere in un’area di 15mila ettari nel quadrante est tra la Tiburtina, l’ex Pennicillina, Ponte Mammolo e la valle dell’Aniene. Qui, dopo la manifestazione, resterà un quartiere residenziale, la prima smart city della Capitale, con case a sviluppo orizzontale e dove ogni servizio sarà diffuso e digitalizzato. Ma anche un centro di ricerca per la mobilità sostenibile che richiamerà colossi o start up innovativi, mentre l’Aniene diventerà navigabile. Già allo scorso Mipim, il massimo evento per il Real Estate, la sindaca Raggi e l’ambasciatore Scognamiglio hanno registrato l’interesse delle imprese a investire a Roma. In una prima informale perlustrazione tra i Paesi del Bie, Palazzo Chigi avrebbe colto l’interesse a fare l’Expo nella Capitale. Questo lo scenario al 2030, ma in mezzo ci sono dieci anni dove non si può sbagliare un colpo e si devono fare le grandi opere. Il capitolo infrastrutture va finanziato anche con le risorse per il Pnrr (per Roma al momento ci sono 1,1 miliardi per lo più per cultura e turismo se si fa eccezione degli 1,3 miliardi per la Roma Pescara) e il Giubileo 2025 (l’investimento base dovrebbe essere di un miliardo).

I FINANZIAMENTI

Ma si vuole portare la dotazione garantita dal Recovery per la Capitale ad almeno 6 o 7 miliardi. Altrettanti dovrebbero metterceli i privati. Nella lista l’anello ferroviario, incompleta dagli anni mussoliniani, che vede già stanziati 547 milioni. Il prolungamento delle metropolitane vale quasi 5 miliardi, un altro miliardo per le tramvie, capitolo che vede autorizzata per esempio quella da Termini al Vaticano e all’Aurelia o quella verso la Togliatti. La stazione Termini si rifarà a breve il volto e da qui partirà l’alta velocità per Fiumicino. All’aeroporto Leonardo da Vinci Adr creerà una terza pista, mentre quasi 100 milioni sono destinati al restyling del porto di Civitavecchia. Poi, nella lista che da mesi gira nei principali ministeri come quello delle infrastrutture, ci sono rendere il Tevere navigabile, i camminamenti un tempo utilizzati dai pellegrini, il grande raccordo anulare delle bici o la funivia di Castel Gandolfo (15 milioni) senza dimenticare la rigenerazione urbana di alcune periferie degradate come Corviale. 
 

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