Femministe, eco-attiviste, gruppettare. Al Salone del libro. Appena vedono la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, che oltretutto viene da una lunga militanza femminista e radicale, cominciano a contestarla. Impediscono la presentazione del suo libro, gridando: «Sul mio corpo decido io» o in rima «Il corpo è mio e decido io». La ministra replica dal palco: «Se non affrontate anche il tema dell'utero in affitto, non siete credibili». Argomento sul quale il centrodestra è pronto ad accelerare con la legge che rende la pratica reato universale. Le contestazioni continuano e Roccella si arrende: «Per motivi di democrazia, valore a voi sconosciuto, lascio il palco». E poi, andando via, sconsolatamente: «Ho subito una sopraffazione violenta. Queste cose non si possono accettare». La difende, dal G7 Hiroshima, Giorgia Meloni. «Quanto è accaduto è inaccettabile e fuori da ogni logica democratica», tuona la premier, «Come al solito chi pretende di darci lezioni di democrazia non ne conosce le regole basilari». L'avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace, che doveva presentare il volume della Roccella insieme a lei, accusa: «Siamo state sequestrate da una squadra di violenti. E per di più, il direttore della Festa del libro, lo scrittore Nicola Lagioia, si è affacciato alla presentazione mancata ed è subito scappato via».
Lagioia avrebbe anche insultato la deputata FdI Augusta Montaruli, gridandole: «Vergogna!».
IL CAOS Soddisfazione tra molti dei presenti al Salone, luogo orientato a sinistra che già aveva esultato per le critiche di Zerocalcare e di Michela Murgia alla destra meloniana: «Il governo viene qui a provocare e lo abbiamo respinto». Mentre l'intero esecutivo o quasi, a cominciare dal ministro Gennaro Sangiuliano, è indignato: «Siamo di fronte a un gravissimo atto d'intolleranza», dice il titolare della Cultura. Il suo consigliere, l'editore Francesco Giubilei, va oltre: «Ecco il fascismo degli antifascisti». Gli altri ministri in coro: «Solidarietà a Roccella». Idem il presidente del Senato, La Russa. Ma anche l'ex ministro Carfagna, ora nel Terzo polo. E la sinistra? In silenzio. Il fatto, semplicemente, è questo: il mondo della cultura, in gran parte, considera barbari i nuovi governanti di destra e ha paura che il Salone venga invaso dall'odiata destra. Senza capire che tutti, non solo certo conformismo politicamente corretto, hanno diritto di parola. La kermesse libraria di Torino è appena cominciata e si prevedono altri episodi così.
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