Prescrizione: «No al rinvio», Conte si schiera con M5S. Il Pd in affanno: forzatura

Prescrizione: «No al rinvio», Conte si schiera con M5S. Il Pd in affanno: forzatura
di Emilio Pucci
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Mercoledì 27 Novembre 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 17:00

Margini sempre più stretti nella maggioranza per trovare un accordo sulla riforma della prescrizione che entrerà in vigore il 1 gennaio. Soprattutto dopo l'alt del premier Conte sulla possibilità di un rinvio: «E' il segnale afferma - che in Italia le verifiche giudiziarie si completano con assoluzione o condanna».

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RAGIONEVOLE DURATA
Il presidente del Consiglio avverte la necessità di «un sistema di garanzie adeguato per assicurare il vincolo costituzionale della durata ragionevole dei processi», ma di fatto si schiera al fianco del Guardasigilli Bonafede che parla di «conquista di civiltà» e del capo politico M5S Di Maio che due giorni fa aveva invitato gli alleati a non comportarsi come la Lega. I dem tengono il punto. «Le soluzioni prospettate non sono adeguate», taglia corto il vicesegretario del Pd Orlando, mentre il presidente dei senatori Marcucci è ancora più netto: «Di Maio si tolga dalla testa l'idea che sia il M5s a dettare l'agenda dei provvedimenti del governo e che il Pd si limiti solo a votarli. Sulla prescrizione ad esempio, è fondamentale garantire tempi certi e brevi per la durata dei processi».
La richiesta del Nazareno è sempre la stessa ma il tempo stringe e sulla maggioranza incombe il ddl dell'azzurro Costa.
Oggi la capigruppo della Camera respingerà la richiesta di FI di concedere l'urgenza al provvedimento, ma poi quando la prossima settimana si esprimerà l'Aula i renziani («non si gioca al piccolo giustizialista per ingraziarsi gli iscritti alla piattaforma Rousseau», la posizione di Iv) dovrebbero dire sì e qualche distinguo potrebbe arrivare pure da qualche esponente dem.

THRILLING
In ogni caso la proposta dell'ex ministro di FI di imporre uno stop alla riforma della prescrizione arriverà nell'emiciclo di Montecitorio prima di Natale e allora ci potrebbe essere una votazione thrilling. Scartata la possibilità di chiedere il rinvio per decreto della norma contenuta nello Spazzacorrotti, l'exit strategy del Pd è quella di lavorare ad emendamenti proprio sul ddl Costa per imporre dei correttivi. «Ma così obietta l'esponente azzurro la riforma entrerebbe in vigore. Il Pd rischia di perdere la faccia. Capiremo presto chi sono i complici dei 5Stelle». Un'altra ipotesi è quella di far entrare in vigore la riforma e poi di inserire delle norme più avanti, nella riforma della giustizia penale.
Si sta cercando insomma un accordo in extremis e lo stesso Orlando sottolinea che ci sarà prima una verifica nella maggioranza. Perché la tentazione di far convergere i voti del Pd a quelli di FI c'è ma è chiaro che così salterebbe il banco. In realtà anche molti esponenti M5S, su input del senatore Urraro che è in Commissione Giustizia, spingono per evitare il redde rationem' e aprire ad alcune richieste del Pd che invoca, tra l'altro, un termine di durata massima del processo di appello.

IL MURO
I dem insistono sulla prescrizione processuale, con la possibilità di estinguere l'azione penale qualora il processo dovesse durare troppo, Bonafede ha aperto ad un indennizzo e proposto una corsia preferenziale in caso di assoluzione degli imputati. Posizioni distanti con il Pd che spinge per abbattere il muro pentastellato. «Far partire la riforma senza garanzie sulla durata dei processi è un errore», incalza Mirabelli, «un qualche piccolo passo indietro può essere d'aiuto», osserva Bazoli, «ma perché Bonafede teme un rinvio?», si chiede Bordo. Italia Viva è sulla stessa lunghezza d'onda.
«Non capisco cosa abbia spinto il premier Conte, su altri dossier bravo e attento, a una dichiarazione così affrettata e imprudente, ma è bene che sappia che su questo tema in Parlamento troverà la contrarietà di tanti, la mia inclusa», avverte il renziano Librandi. «Pd e Iv alzano bandiera bianca», accusa però Gelmini di FI. In settimana andrà in Cdm la riforma del processo civile, ma i dem sono sul piede di guerra e pronti allo scontro se il nodo della riforma della prescrizione non verrà sciolto.
 

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