Ncc, stretta a metà. E spunta l'imposta su Uber

Ncc, stretta a metà. E spunta l'imposta su Uber
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 22 Dicembre 2018, 09:00 - Ultimo aggiornamento: 13:03

ROMA Prima la stretta sugli Ncc - un po' ammorbidita dopo le proteste dei conducenti, ieri in versione gilet gialli - poi una tassa contro Uber e le altre multinazionali delle app che lavorano in Italia ma poco verserebbero alle casse dello Stato, perché hanno sede all'estero. Ci tiene soprattutto la Lega, della serie: prima le (applicazioni) italiane. Il governo gialloverde lavora al dossier del Noleggio con conducente con un doppio passo di marcia. L'urgenza, in queste ore, è l'entrata in vigore di una riforma che dovrebbe mettere ordine in un settore che da dieci anni galleggia in un limbo normativo, poche regole e confuse. Rispetto alla legge varata nel 2008 - sempre sterilizzata, finora, da una sfilza di proroghe - il maxi-emendamento alla manovra che approderà oggi al Senato dovrebbe apportare alcune correzioni: gli autisti potranno operare senza restrizioni nelle province dove sono state emesse le licenze (e non solo nei comuni di appartenenza) e chi ha un contratto in essere con società di altre regioni, potrà continuare a lavorarci per un massimo di due anni. Ma la deroga, a differenza di quanto ipotizzato nei giorni scorsi, varrà solo per i vecchi contratti ancora in vigore, non per i nuovi.

Manovra, gli Ncc bloccano la Roma-Fiumicino, mezzi lumaca sulla Colombo. Blitz a piazza Venezia

LE REGIONI
La vera novità è che il governo concederà una mini-proroga: non di un anno, come avvenuto in passato, ma di tre mesi. Dal primo gennaio formalmente acquisteranno efficacia le nuove regole, ma fino al primo aprile saranno sospese tutte le multe contro i conducenti. Nel frattempo, già dopo l'Epifania, sarà aperto un tavolo e la questione finirà alla Conferenza Stato-Regioni. Nei piani del governo, saranno proprio le Regioni ad avere la parola finale. Potranno cioè decidere se adottare una norma valida per tutto lo Stivale, da Bolzano a Caltanissetta, o se regolarsi ognuna con una propria normativa, il Lazio in un modo, la Lombardia in un altro, la Sicilia in un altro ancora.

Per quanto diversi spigoli siano stati smussati, per gli Ncc la pillola rimane indigesta. E ieri hanno protestato davanti alla Camera dei deputati, infilando i gilet gialli in stile parigino, con tanto di bombe carta, fumogeni, striscioni contro il M5S e cori contro il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, accusato di collusione col nemico al grido di: «Toninelli tassinaro». Mentre Salvini, che tre giorni fa aveva ricevuto i sindacati degli Ncc, è stato invocato sulle rime, da ultrà, di «c'è solo un Capitano». Dopo l'adunata a Montecitorio, i noleggiatori si sono incolonnati coi loro macchinoni sull'autostrada Roma-Fiumicino e sulla Colombo, altri ancora a piazza Venezia, dove 24 ore prima si erano visti i bisonti turistici. Tutti a passo di lumaca. Risultato: traffico in tilt. Dall'altro lato della contesa ci sono i tassisti, che anche ieri hanno protestato in una diversa zona del centro di Roma, per difendere la stretta del governo «senza variazioni».
 



«Dopo dieci anni in cui ogni Ncc faceva quel che voleva, la questione andava regolata», difende la riforma il viceministro dei Trasporti, il leghista Edoardo Rixi, che di fatto ha gestito il dossier, spinosissimo, quasi da solo. «Alcuni Comuni, in passato, hanno sfornato bandi per Ncc e poi si sono ritrovati senza nemmeno un'auto in servizio nel loro territorio, perché i conducenti si erano trasferiti tutti nelle grandi città, a partire da Roma. Oggi non sappiamo neanche quante licenze ci siano in giro, per questo abbiamo deciso di istituire un registro nazionale. E fino a quando non sarà operativo, non saranno più rilasciati altri permessi».

«PRIMA LE APP ITALIANE»
Dopo la stretta, sarà sfornato un decreto ministeriale per regolare le app. Tra le misure di cui si ragiona al governo, c'è una stangata contro Uber e le altre app gestite da multinazionali con sede all'estero. Con questa mossa l'esecutivo pentaleghista punta a favorire i circuiti digitali italiani, sia per i taxi che per gli Ncc.
A Uber intanto sono appena arrivate le contestazioni dell'Autorità per la Privacy. Le accuse: informativa incompleta, dati trattati senza un valido consenso, mancata notifica della geolocalizzazione degli utenti. Il Garante ora aprirà un procedimento che potrebbe portare a sanzioni salate e segnalerà la questione anche alle altre Authority europee.

 

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