Decreto flussi, due terzi di ingressi per agricoltura e turismo: 452mila in 3 anni (ma ne servono il doppio)

Ci sono 500 posti l’anno per “immigrati di lusso”: manager, imprenditori e artisti

Decreto flussi, due terzi di ingressi per agricoltura e turismo: 452mila in 3 anni (ma ne servono il doppio)
di Luca Cifoni
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Sabato 22 Luglio 2023, 00:13 - Ultimo aggiornamento: 10:45

Come previsto, agricoltura e turismo fanno la parte del leone. Ma il decreto flussi, approdato in Parlamento dopo l’esame in Consiglio dei ministri di due settimane fa, contiene altre indicazioni importanti. A partire dalla volontà dell’esecutivo di «favorire nel triennio 2023-2025 l’incremento degli ingressi al di fuori delle quote» per ridurre la distanza tra i flussi di ingresso e il fabbisogno del mercato del lavoro, che da qui al 2025 risulta quasi doppio rispetto ai 452 mila ingressi programmati con il provvedimento. Tra le novità, oltre al ripristino della quota specifica per l’assistenza familiare e sociale (9.500 posti l’anno), la priorità riservata ai Paesi che fanno accordi specifici con l’Italia ed anche a quelli che «promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari»: si tenta insomma pure per questa via di prevenire gli sbarchi sul nostro territorio, notevolmente cresciuti nel corso dell’anno. C’è poi uno specifico contingente di 500 unità l’anno riservato a potenziali immigrati di lusso: imprenditori (in particolare con un progetto di start up innovativa), professionisti, manager ma anche artisti «di chiara fama» destinati ad essere ingaggiati ad esempio da emittenti televisive.

Il meccanismo

Il numero degli ingressi all’interno del meccanismo delle quote è leggermente crescente nei tre anni, a partire dai 136 mila del 2023.

Considerando il totale, la grande suddivisione è quella tra lavoro non stagionale e lavoro stagionale. Nella prima platea, composta per la gran parte da dipendenti e in misura molto ridotta di autonomi, confluiranno lavoratori di un’ampia serie di settori: autotrasporto merci, edilizia, turismo e alberghi, meccanica, telecomunicazioni, alimentare, cantieristica navale, trasporto passeggeri con autobus e poi anche acconciatori, elettricisti ed idraulici. Risultano “prenotate” nel triennio 75 mila persone provenienti da Stati che hanno già accordi con quello italiano (o li avranno): sono compresi Paesi che hanno una forte tradizione di presenza in Italia come Albania e Filippine ma anche molti africani e l’Ucraina. La sottoquota totale per quelli che cercheranno di dissuadere i propri cittadini dalle partenze illegali è di 7.500 unità. Ci sono poi alcune piccole particolarità: ad esempio 300 ingressi nel triennio riservati a venezuelani di origine italiana (per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza) e altri 600 che dovrebbero essere appannaggio di apolidi e rifugiati «riconosciuti dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati o dalle autorità competenti nei Paesi di primo asilo o di transito».

I permessi

Sempre all’interno dei numeri complessivi già previsti ci sarà spazio per persone che sono già sul territorio nazionale: in tutto circa 15 mila con permesso di soggiorno per lavoro stagionale o (in misura molto più piccola) con permessi di soggiorno europei di lungo periodo, rilasciati da altri Paesi: potranno avere un permesso per lavoro subordinato o autonomo Non c’è invece un numero specifico per gli studenti, ma è stato messo nero su bianco un criterio generale che dovrebbe permettere, al di fuori delle quote stabilite, la «valorizzazione dei percorsi di studio e di formazione di cittadini stranieri in Italia». In concreto, i permessi rilasciati per motivi di studio saranno convertiti in permessi per motivi di lavoro.
La macro-quota del lavoro stagionale vale invece 285 mila unità nei tre anni ed è totalmente destinata al settore dell’agricoltura e a quello turistico-alberghiero. Considerando anche lo spazio del turismo nella componente non stagionale, questi due comparti di attività assorbiranno circa i due terzi degli ingressi totali. E la maggior parte passeranno per le domande presentate dalle organizzazioni di categoria più rappresentative, che garantiranno la sottoscrizione dei contratti e gli altri adempimenti.

I tempi

Quando si potranno presentare le richieste? Bisognerà aspettare la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto, dopo i pareri di Regioni e Comuni e delle commissioni parlamentari e l’approvazione definitiva da parte del governo. A quel punto ci saranno ancora da attendere 60-70 giorni a seconda delle tipologie di flussi, mentre lo stop scatterà al raggiungimento delle quote o comunque entro il 31 dicembre di quest’anno. La procedura prevede anche di verificare, come prescrive la legge, che non siano disponibili per le posizioni desiderate lavoratori già presenti in Italia: la verifica si intenderà completata se il centro per l’impiego non dà riscontro alla richiesta da parte del datore si lavoro oppure se il lavoratore in questione risulta non idoneo o non si presenta alla selezione.

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