Mes e le clausole Cacs: lo scudo che l'Italia vuole sui titoli pubblici

Il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno
di Andrea Bassi
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Giovedì 5 Dicembre 2019, 09:47

La strategia del governo italiano ormai è chiara. Non potendo modificare gli accordi politici inseriti nel Mes, il Meccanismo salva Stati europeo, il Tesoro proverà a far modificare alcune parti degli allegati tecnici che accompagnano il Trattato. Il tentativo principale riguarderà le cosiddette Cacs, le clausole che dal 2013 accompagnano i titoli pubblici e che permettono, attraverso il voto dei possessori dei titoli stessi, di poter ristrutturare il debito tagliando il valore dei titoli o allungandone le scadenze.

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Nel nuovo trattato Mes è stata inserita una modifica di sostanza alle Cacs. Per poter decidere la ristrutturazione del debito oggi è previsto un doppio voto (tecnicamente si chiama double limb). Cosa significa? Che per ristrutturare il debito di uno Stato serve prima un voto a maggioranza di tutti i possessori dei titoli, e poi quello dei possessori delle singole emissioni. Il nuovo Trattato elimina il doppio voto e introduce quello unico (single limb).

Perché questa modifica che sembra marginale preoccupa? Per il semplice fatto che rende la ristrutturazione del debito più semplice. L'Italia a questo punto, non potendo modificare più il Trattato Mes, vorrebbe cambiare l'allegato che disciplina le Cacs introducendo una «subaggregazione delle limbs».

LA SCAPPATOIA
Che cosa significa esattamente? Il governo, in pratica, vorrebbe reintrodurre per alcune categorie di titoli particolari, il doppio voto. Una di queste, per esempio, potrebbero essere i famosi Btp Italia, le emissioni del Tesoro italiano che sono andate a ruba tra i risparmiatori. Oppure i titoli a lunghissima scadenza come i Btp trentennali. Tutto ancora da discutere.

Ma il punto centrale resta quello di reintrodurre la doppia maggioranza per le ristrutturazioni dei debiti pubblici cancellata dalla riforma del Mes.

Cos'altro chiede Roma? L'altra richiesta principale, è che il Mes non viaggi verso la sua approvazione da solo, ma che faccia parte di un «pacchetto» che ricomprenda anche l'Edis e il Bilancio comune della zona euro. Partiamo dall'Edis. È un pezzo, molto importante, della cosiddetta «Unione bancaria». Prevede una garanzia comune sui conti correnti dei cittadini europei. Se una banca va in crisi e finisce in risoluzione, i soldi ai correntisti verrebbero restituiti da questo fondo comune. Se ne discute da tempo, ma i tedeschi chiedono che prima di arrivare alla garanzia comune, le banche italiane riducano i loro rischi. In che modo? Stabilendo il principio che i Btp che hanno nei loro portafogli non sono più sicuri. Questo avrebbe una conseguenza importante: le banche sarebbero costrette a vendere i titoli italiani o a svalutarli e a coprire in qualche modo le perdite. L'Italia è contrarissima.

Anche il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ieri ha ribadito in Commissione bilancio alla Camera, che questo è il principale rischio che corre il Paese. Dunque sarà necessario trovare un compromesso che porti alla garanzia comune sui conti correnti, ma senza strozzare le banche italiane e far correre rischi del tutto inutili sul debito del Paese. Questa partita è in effetti importantissima per l'Italia. Ma la domanda è anche un'altra. Le modifiche proposte sulle Cacs, risolvono il problema della possibile ristrutturazione del debito? In realtà no del tutto. Il Mes, con le sue analisi di sostenibilità e le Cacs, lascia comunque passare il messaggio che i debiti pubblici degli Stati sono ristrutturabili. Con il paradosso che semmai una crisi dovesse toccare l'Italia il Mes non avrebbe nemmeno le risorse sufficienti per intervenire.

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