Conte, stop ai governisti: ci sarà un'altra scissione M5S. Grillo: sono sconfortato

`Il capogruppo Crippa: «Immotivato il no alla fiducia». E taglia il contratto a Casalino

Conte, stop ai governisti: ci sarà un'altra scissione M5S. Grillo: sono sconfortato
di Caris Vanghetti
5 Minuti di Lettura
Martedì 19 Luglio 2022, 06:22

Al terzo giorno di riunione tra parlamentari del Movimento 5 Stelle, per decidere se votare o meno la fiducia a Mario Draghi, il partito di Beppe Grillo è in piena crisi di nervi e va alla ricerca di una ricucitura al suo interno e con il premier. Cucitura che però Giuseppe Conte sembra escludere: «Proseguire a tutti i costi nella responsabilità di governo - ha detto - sarebbe questo sì un atteggiamento irresponsabile». Quindi l'aut aut ai governisti: «Chi non condivide la linea comune assicuri rispetto del proprio ruolo, Ha una notte per pensarci. Se vogliono lasciare, mi dispiace». Anche Grillo è stato costretto a intervenire ma nel suo modo, senza cioè dire nulla di incontrovertibile. Nessun messaggio che possa essere letto senza dubbio come una sconfessione della linea portata avanti in questi giorni da Conte ma neppure nulla che suoni come un'indubbia condanna dei parlamentari pentastellati intenzionati a lasciare l'ex premier grillino al suo destino di oppositore a Draghi. Infatti Grillo ha prima fatto trapelare di essere sconfortato dal dibattito interno al M5s degli ultimi giorni, lamentandosi anche dell' eccessiva personalizzazione del leader Conte nello scontro con il premier Draghi.

Poco dopo, il garante del Movimento ha cambiato la foto del suo profilo di WhatsApp postando l'immagine di un barattolo di colla Coccoina. Secondo fonti pentastellate, la trovata di Grillo sarebbe un messaggio rivolto ai parlamentari incollati alla poltrona. Nulla in grado di dare una chiave di lettura in grado di far presagire una svolta imminente nella querelle pentastellata sulla fiducia a Draghi, ma c'è chi tra i fedelissimi di Grillo pensa che l'intervento odierno del comico potrebbe essere il frutto di una nuova telefonata tra nonni, come si definiscono nei loro colloqui l'ex comico e l'ex presidente della Banca Centrale Europea. E se così fosse, la storia è destinata a cambiare rapidamente. Quel che è certo è che ieri i colpi di scena, quelli impossibili da smentire si sono susseguiti per tutta la giornata. Il primo ha riguardato il presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera, Davide Crippa, che in sede di conferenza dei capigruppo a Montecitorio, ha appoggiato la richiesta avanzata dal Pd di chiedere a Draghi di rendere le sue comunicazioni prima alla Camera, anziché al Senato.

Un'opzione che avrebbe potuto facilitare la fiducia al Governo, visto che il premier gode di maggior sostegno a Montecitorio. Per questa decisione Crippa è stato contestato nel corso della riunione dei parlamentari pentastellati, anche in considerazione del fatto che Conte ha spiegato, nel corso della riunione, di non essere stato informato di tale scelta. Ma il capogruppo grillino alla Camera non sì è lasciato intimidire e ha rilanciato: visto che il M5s ha sempre detto che quello che ha disertato al Senato non era un voto sulla fiducia, tant'è vero che alla Camera l'ha votata, non si capisce perché non dovrebbe votarla di nuovo. Per Crippa il Movimento deve rimanere dentro al governo per vedere i decreti, rimediare agli errori, come quelli sul superbonus, e dare risposte ai cittadini. Un colpo molto pesante per Conte, visto che il gruppo pentastellato alla Camera conta su 104 parlamentari, sicuramente non tutti sulla linea del capogruppo, ma comunque si tratta di una figura rispettata e seguita. Inoltre ieri è emerso che Crippa ha cancellato (a partire dal 15 luglio) il contratto che lega l'ex portavoce di Conte, Rocco Casalino, al gruppo parlamentare grillino alla Camera. Un vero e proprio affronto all'avvocato del popolo.

Al termine dei tre giorni di dibattito, Conte ha parlato di un «confronto utile e costruttivo» per poi aggiungere: «Ora occorre operare una sintesi». Poi però la sintesi l'ha tracciata così: «La stragrande maggioranza degli interventi ha colto la forza e la coerenza della nostra posizione. Adesso la decisione non spetta a noi ma al premier». Insomma la linea rimane quella, il M5S detta le sue condizioni e decida Draghi cosa fare.

Conte, Raggi-Di Battista stringono l'avvocato: la mossa di far saltare Draghi è diventata un boomerang

Nelle stesse ore, l'ex ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, colui che aveva presentato l'ex premier a Beppe Grillo ed egli stesso è dato in rotta di collisione con Conte ha cercato di costruire un ponte tra l'avvocato e Draghi, spiegando: «Abbiamo fiducia in Giuseppe che condurrà varie interlocuzioni in queste ore con lo sguardo concentrato sugli obiettivi. Ma dentro e fuori da questa assemblea, in un momento delicatissimo per gli italiani, ciascuno di noi sia ambasciatore del buonsenso». Poi ha sottolineato: «Le persone e le imprese non vogliono sapere chi vince tra i politici, vogliono sapere, per esempio, se gli sblocchiamo il superbonus. Il più grande errore in questo momento sarebbe dividerci in fazioni: falchi, contiani, responsabili e governisti». Quella di Bonafede sarebbe da leggere come la sponda parlamentare al dialogo tra i due nonni, da parte di una figura vicina a Conte che non ha fatto mistero di essere a disagio per la decisione di rompere con Draghi.

I SENATORI

Resta da capire quanti sarebbero i parlamentari disposti ad abbandonare il Movimento pur di votare la fiducia. Alla Camera si calcola che siano almeno venti, molto più incerti i numeri al Senato: c'è chi ne conta più di dieci, chi solo quattro o cinque. Tra i candidati alla scissione si è fatto anche il nome della senatrice Piarulli, che ieri però ha smentito dichiarandosi «al fianco del presidente Conte in questo passaggio politicamente importante».

© RIPRODUZIONE RISERVATA