Accordo sì. Ma in salita e a macchia di leopardo. Trattative in corso tra Pd e Movimento 5 stelle per schierare candidati comuni alle prossime regionali. Ma se per l'Abruzzo i giochi sembrano (quasi) fatti (si va verso la corsa di Luciano D’Amico, ex rettore dell'Univeristà di Teramo), sulle altre regioni al voto i giochi sono appena cominciati. La partita è delicata. Perché la prossima primavera, oltre alle urne per le Europee si apriranno quelle di Piemonte, Sardegna, Umbria, Basilicata e Abruzzo. E se il fu campo largo non riuscirà a trovare la quadra, il rischio è quello di regalare un "cappotto" al centrodestra di governo.
Un problema che si pone anche per quanto riguarda le amministrative, con quasi quattromila comuni al rinnovo delle amministrazioni (tra cui diversi capoluoghi di provincia come Firenze, Bari, Lecce, Pesaro, Bergamo). Ma in questo caso, la presenza del doppio turno potrebbe almeno in parte compensare l'assenza di una coalizione ampia, laddove non si riuscisse a cementare un fronte rosso-giallo opposto a Fdi, Lega e Forza Italia. Per le Regioni, invece, gli equilibri cambiano. Ecco perché i quartier generali dem e pentastellati hanno cominciato a muoversi.
Il caso Sardegna
Per la Sardegna, la prima Regione che dovrebbe andare al voto a febbraio, il nome che si fa in casa Cinquestelle è quello dell'ex viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde. La grillina, assicurano dalle parti di via di Campo Marzio, avrebbe già incassato la benedizione del Nazareno.
Strada in salita
Ecco perché, tra i dem, c'è chi è convinto che il banco potrebbe saltare. In salita una possibile alleanza in Piemonte, dove i dem potrebbero schierare la vicepresidente nazionale Chiara Gribaudo. Il partito locale vorrebbe un'alleanza coi grillini, che per ora pare abbiano risposto picche. "Correremo da soli", è la previsione che va per la maggiore nelle file stellate, mai davvero in grado di spostare gli equilibri (nel 2019, un anno dopo le elezioni politiche del trionfo, M5S incassò un magroo 13%). E se in Umbria è ancora buio pesto, in Basilicata a un accordo si sta già lavorando da tempo, e nelle prossime settimane si potrebbero raccogliere i frutti. Tutto, però, resta appeso alle decisioni che arriveranno da Roma. E - soprattutto - ai rapporti difficili, ora distesi ora tesissimi, tra Conte e Schlein.
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